
RICORDO DI VILMA COSTANTINI
di Francesco Muzzioli

Alla fine di giugno ci ha lasciati Vilma Costantini. Molti di noi la ricordano come instancabile animatrice delle edizioni "Le impronte degli uccelli", nome suggestivo, che rimandava alle origini dei caratteri della scrittura ispirati dalle tracce lasciate dai pennuti. Nome che riporta alla radice, e infatti contrassegnava edizioni davvero artigianali, fatte a mano nella rilegatura di tipo cinese e impreziosite spesso da copertine d'artista, a comporre nel corso del tempo un catalogo di tutto rispetto e di grande livello qualitativo.
Instancabile viaggiatrice, finché ha potuto, e non di piccolo cabotaggio ma a largo raggio attraverso i continenti, l'Asia, l'Africa e l'America, Vilma portava nelle operazioni culturali questo orizzonte planetario. Non a caso le sue scelte editoriali erano improntate al pluralismo dei generi e delle tendenze, ma sempre con rigore e attenzione alla ricerca in corso.
Per vario tempo corrispondente dalla Cina, ha dedicato proprio a Pechino un libro importante, Pechino. Biografia di una capitale (2008), tutt'altro che una guida turistica dato lo spessore delle approfondite informazioni storiche e culturali e in particolare un dettagliato resoconto dei fatti cruenti di Piazza Tian-anmen. Di ambientazione cinese è anche il romanzo La musica e il silenzio, uscito nel 2014 (ma scritto assai prima, a testimoniare la lentezza studiata e la volontà di sfuggire alle frettolosità di pubblicazione) per le "edizioni del Verri" che hanno ospitato anche altre sue opere. Il romanzo, in parte autobiografico, mostra una rara sensibilità per le atmosfere e per i sottintesi impalpabili, come sono per l'appunto quelli della musica e del silenzio, in un impianto narrativo corale. Le sue prove Vilma le ha fatte anche nel campo del racconto, ad esempio con i testi raccolti in Inventario di fine vita (2016): qui gli elementi autobiografici si mescolano con quelli, per così dire, "allografici", vale a dire con le storie raccolte attorno a sé con una particolare predilezione per il singolare e il bizzarro. Davvero bizzarro è il protagonista di Immortalità controllata, il simpatico amico S. che per allontanare la morte si finge di continuo defunto, imitando «in ogni istante il passo fatale». Altrettanto ad un personaggio artista conosciuto dal vivo e protagonista di una insolita carriera nasce la sua scrittura narrativa Il miglio quadrato, ancora inedita.

A questa attività in prosa va aggiunta la consistente produzione in versi che è stata parzialmente riunita nel volume complessivo di Tracce, Aspettando l'harmattan (2011). La poesia di Vilma si potrebbe ordinare secondo un ventaglio che va dal mondo all'individuo. Da un lato, infatti, attraverso la sua esperienza internazionale, si rivolge con interesse alle culture altre, e abbiamo allora i poemetti ispirati alla Cina (La città del Bianco Imperatore e Sul lago Qinghai), all'Africa (Aspettando l'harmattan - che è il famoso vento africano - e L'ombrello di Livingstone), ai nativi americani (The way of Life). Sul lato internazionale della sua esperienza vanno contate anche le traduzioni dal cinese e le autotraduzioni in inglese, previste soprattutto per la partecipazione ai reading di poesia all'estero.
Ma la polemica contro lo strapotere occidentale può rivestire anche panni ironici: così nel delizioso poemetto scritto in occasione del Giubileo del passaggio di millennio; e scritto in endecasillabi (mentre di solito Vilma scriveva senza regole metriche, spesso in versi molto lunghi). La cadenza in quel caso è recuperata anche perché si tratta di un pellegrino che conta i suoi passi e con gran buona volontà si mette in marcia attraverso i mali del mondo, per arrivare però a scoprire che anche nella santa sede del Bene le cose non vanno diversamente: «E presto di stancò quel pellegrino / di sentire pregare il dio quattrino / là dove al giorno una ciotola di riso / per molti è la ricchezza consentita».
Il poemetto s'intitola Cammino inverso (2001) non solo perché è scritto "in versi", ma anche perché il viaggio è un percorso critico che va in senso contrario agli inconsapevoli giubilanti e torna disilluso al punto di partenza.
Poi c'è una tematica, per così dire, a metà strada, che è quella dell'"incontro" e dell'"interstiziale", esemplificata da Il libro degli incontri (1999; non ripreso nella raccolta complessiva), in cui è trattata una materia esistenziale e di rapporti interumani, materia complessa, multiforme, incontrollabile.
Di un incontro molto complicato tratta anche un libro in prosa, sostanzialmente "fuori genere", Un colloquio impossibile (2013). Si tratta di un testo molto personale, il racconto del rapporto con il poeta Antonio Porta, mai risolto, «un incontro su binari paralleli», che si svolge come un "gioco-esperimento" tra tentativi di comunicazione, conflitti e fraintendimenti («Che cosa intendessimo per "rapporto" da entrambe le parti, credo che nessuno di noi due l'abbia capito, se non confusamente»). Tanto più che il testo del «groviglio indecifrabile» è scritto in tempi diversi, è stratificato e attraversato, a un certo punto, dalla scomparsa dell'altro. Qui viene in chiaro, senza bisogno della decostruzione, la fallacia del linguaggio e dell'intenzione immessa in una parola che non necessariamente il ricevente decodifica allo stesso modo, soprattutto quando c'è in ballo la profondità dei gangli affettivi.
Proprio su questo punto Vilma ha imperniato la sua raccolta poetica più coesa, che è In forma di parola (1987). Una serie di strofe di 12 versi con effetti di variazione della coppia finale rimata, clausola in cui si condensa la non comunicazione del sentimento («non saprai chi ho amato» e simili). Accanto al paradosso di parlare al tu di un segreto del quale dovrebbe restare all'oscuro nel mentre invece glielo si comunica, il maggior rovesciamento, il più inatteso, sta nell'uso della parola non per l'espressione, ma per il nascondimento. Ciò che Lunetta ha scritto a proposito del romanzo, che le due dimensioni della scrittura di Vilma Costantini sono «la sospensione e la reticenza», è vero anche per questa poesia. Così come tra la mente e il corpo (vedi anche il poemetto Il corpo estraneo, 1989), così tra l'essere e la parola si entra in una discrasia in cui la letteratura è la posta in palio, non garantita da alcun canone prefissato.
Con questa alta coscienza della materia verbale Vilma Costantini ha operato sia come autrice che come generosa e raffinata editrice di testi contemporanei.
PICCOLA ANTOLOGIA POETICA
Da "Tra noi"
Non si definisce non si
slarga in una
macchia non è il suono
atteso non è l'insetto
che stride che rode non
è una parola non è
una sillaba una sola
vocale una virgola tra
non divora non
distrugge non apre
non ingoia non
sarà mai né ora
può uscire salire
saltare sulle labbra
dentro le mani concave
a raccogliere
non segna l'ombra
non si può dire che
sia qualcosa non
ha principio da qui
ma da lontano
nasce prima di
senza bruciare senza
accendersi svelando
il nascondiglio segreto
anzi rimane chiuso
protetto soffocato per troppo
affetto intorno che stringe
fino a
come non appaga e
non dà e non fa
e non alita foglie
nel vento verde
e non dura e non sazia
nella sete che cresce
sempre
è una discesa verticale
un salto nell'acqua
diluisce e scioglie
nel fondo come toccato
e per troppo di vita
infine è
Columbia Glacier
Incuneato tra le strette valli
delle Rock Mountain
dall'ultima glaciazione
il ghiacciaio allunga infinite braccia
ad accoglierci
per questo si fa molle
come un tappeto erboso
e non è prato, è crosta tenera
che cede sotto i passi e geme
e si trasforma in gelidi rivoli
che il fiume in basso beve
e porta via.
Certo, è l'estate nordica
e il giorno infuoca fin qui
ma la notte serra la morsa
e la neve presto metterà una coperta
perché rallenti il respiro in un quieto letargo
e sopravviva
oltre il nostro tempo, si spera
fino a che le montagne non diventino isole
perdute in un mare senza nome
Tian'anmen
4 giugno 1989. Notte di sangue.
Sono passati diciotto anni
quanti ne avevano quelli
che hanno massacrato
Primavera di Pechino, slogan e canzoni
sotto la fioca luce dei lampioni
accanto alle tende sui piccoli fornelli
bolle l'acqua per il tè e i vermicelli
Una sera andammo da loro a domandare
qualcuno tra noi non venne
si rifiutò di "fare il guardone" diceva
perché era in gioco il "sano comunismo".
Quale? Quello della nomenklatura
sempre pronta a sparare sugli inermi
per difendere se stessa
Budapest, Praga, ultima venne Tian'anmen
simili le richieste, quasi una utopia
meno autoritarismo, più democrazia
...Tutto è cominciato sabato 15 aprile, quando alle 7,53 (1,53 ora italiana) muore Hu Yaobang, segretario generale del PCC dal 1980 al 1987. L'anziano leader era stato colpito da infarto miocardio mentre partecipava a una riunione del Politburo. Poche ore dopo sui muri dell'Università di Pechino compaiono alcuni dazibao - manifesti a grandi caratteri -in cui si commemora Hu Yaobang come "l'unico combattente del Paese che si sia distinto nella lotta per la democrazia e la libertà"...
Gridavano a gran voce "Libertà, democrazia
fuori i corrotti, abbasso la burocrazia!
Distruggiamo gli steccati della dittatura
vogliamo discutere, scrivere senza censura!"
...Con la grande manifestazione di sabato 22 aprile per i funerali di di Hu Yaobang, che hanno visto scendere in piazza 200 mila persone, il "movimento" è ormai nato...Lunedì 24 viene proclamato negli atenei il primo sciopero nazionale, al quale aderisce il 70% degli studenti...
La piazza si riempie
come quel 4 maggio
di settant'anni prima
quando anche gli attuali governanti
sfilavano inneggiando con foga iconoclasta
al Progresso e alla Scienza contro l'oscurantismo
Nel 1919 Deng Xiaoping - Deng "bottiglietta"
aveva quindici anni
ed ha fatto carriera, come i suoi compagni
Maggio millenovecentottantanove
davanti alla Zhongnanhai
la "Città Proibita" dei capi comunisti
i giovani hanno rotto molte bottigliette
che i carri armati ridurranno in polvere
mescolandola al sangue dei caduti
Maggio millenovecentodiciannove
è una data importante per la rivoluzione
l'avvio di un processo irreversibile
che travolge l'ordine sociale
"Via le botteghe di Confucio e figli
i Signori della Guerra, il regime feudale!"
Allora i giovani finirono in prigione
ma proseguì il cammino la rivoluzione
Oggi gli obitori sono pieni di cadaveri
dei quali ancora non si conosce il numero
Contro le richieste di più democrazia
Deng ha inviato l'esercito e la polizia
...Deng "bottiglietta" non finirà nell'elenco dei rivoluzionari, dei grandi riformatori o dei benefattori del suo paese, ma in quello lugubre e infamante dei tiranni della storia cinese, o semplicemente della Storia...
Issarono una statua in cartapesta
la Dea della Libertà, dicevano
immagine simbolica del modello occidentale
"Siete sicuri, chiedevamo, che da noi esiste la democrazia?
Non l'abbiamo svenduta alle leggi dell'economia?"
4 giugno, all'alba
i carri armati cominciano a sparare
i corpi insanguinati dei ragazzi
sono riversi sul selciato
l'armata di Deng ha stroncato
con la brutalità di chi non ha ragioni
i loro sogni, le effimere illusioni.
Volevano il trionfo della democrazia
il fumo dei crematori se la porta via
C'è ancora chi sostiene
che per la Keke Kole
si fecero ammazzare
e da allora il Governo
non la farà mancare
simbolo universale
come le automobili
di magnifiche sorti
inarrestabili
Deforesta la foresta
Tigre, tigre risplendente
nei bagliori dell'incendio
che di notte deforesta
la foresta
Fuoco, fuoco tra cielo e terra
gli alberi tutti si anneriscono
nel grido cupo di uccelli e insetti
L'immenso polmone del nostro respiro
si trasforma rapido in un grosso affare
pascoli e soia per le bistecche
della ricca tavola imbandita
Giaguaro, giaguaro nel motore
serve benzina per le grandi auto
o meglio l'alcool che costa poco
dalle canne da zucchero e dal mais
bruciano i rami, bruciano le foglie
nella foresta che in una notte
si deforesta
Farfalle, farfalle di un solo Monarca
che vi ha venduto al miglior offerente
nella fiamma guizzante dell'incendio
l'ultima danza delle vostre nozze
Serpenti, serpenti delle nostre borse
caimano, caimano sempre più raro
il fiume nero non si unisce al chiaro
piccoli indios da una barca
offrono scimmie per un dollaro
Delfino, delfino d'acqua dolce
- lo chiamano botro da queste parti -
non c'è riparo nei mille canali
della foresta deforestata
che brilla e brucia in una nottata
Contradanza
Dopo l'altro dopo gli altri non c'è altro
che quest'altro
non si aspetta qualcos'altro finalmente
solo niente
dove altrove in conclusione dove quando
non andando
altrimenti sia che sia non c'è traccia
sulla via
pur avendo sue ragioni per cambiare
quello stato
non riesce di staccarsi da quel luogo
senza uscita
basterebbe un buco fine un pertugio
solamente
se non fosse che zavorra impedendo
al salto invita
nulla viene tutto va giorno sgorga
o notte sorge
senza scorge scopo alcuno che si avvita
nelle dita
sempre stando ancora e almeno non rinvia
e presto viene
se sarà che arrivi infine non si sa
qual è la fine
gioco o scopo per la meta ch'era ambita
s'è smarrita
ogni volta qui ci narra cosa avviene
nella vita
troppo tardi è cominciata troppo presto
sta finendo
nel ricordo che poi passa e mai più
è ricomparsa
Dichiarazione per l'antologia della poesia di ricerca
Non ho avuto una poetica di riferimento. Il dubbio se una qualsiasi teoria personale della poesia abbia preceduto o in qualche modo condizionato la scrittura poetica, rimane insoluto, in quanto quest'ultima è stata una forma di apprendimento parallelo a quello dei rudimenti della lingua. Piuttosto tardi, grazie alle sollecitazioni teoriche della seconda metà del secolo appena trascorso, ho cominciato ad analizzare e confrontare i modi e le mode del fare poetico, ricavandone la necessità, al negativo, di eliminare, scartare, ridurre in pezzi. Con una sola eccezione: che andasse salvata almeno una delle istituzioni fondanti, quella connaturata all'essenza generatrice della poesia, comune a tutte le epoche e a tutte le etno-diversità: metrica-ritmo-suono.
La lingua della poesia è lo strumento musicale più vicino alla voce umana, un canto che ha attraversato esperienze laceranti, non più lirico o melodico, ma dissonante, freddo, assordante, metallico.
BIBLIOGRAFIA PRINCIPALE
In forma di parola, Rossi & Spera, 1987.
Il corpo estraneo. Poemetto, All'insegna del Pesce d'Oro, 1989.
Il libro degli incontri, Le impronte degli uccelli, 1999.
Cammino inverso, Le impronte degli uccelli, 2001.
L'ombrello di Livingstone, Le impronte degli uccelli, 2005.
Pechino. Biografia di una capitale, Editori Riuniti, 2008.
Sul lago Qinghai, Ogopogo, 2008.
Gemini Gemelli, Le impronte degli uccelli, 2009.
Aspettando l'harmattan, Tracce, 2011 (contiene: In forma di parola, Il corpo estraneo, Cammino inverso, L'ombrello di Livingstone, The Way of Life - Modo di vivere, La città del Bianco Imperatore).
Un colloquio impossibile, Edizioni del verri, 2013.
La musica e il silenzio, Edizioni del verri, 2015.
Inventario di fine vita, Edizioni del verri, 2016.