Libri & Libri

di Valerio Calzolaio

PAROLA DI DANTE

Luca Serianni, Letteratura, Il Mulino Bologna, 2021, Pag. 192 euro 15

Dante Alighieri (Firenze 1265 - Ravenna 1321). Si sa: Dante è il creatore della lingua (e della letteratura) italiana, del vocabolario fondamentale tanto della nostra lingua poetica quanto della nostra prosa scientifico-argomentativa, non solo per l'innegabile condivisione dei tratti fonetici e morfologici. La Divina Commedia non ha così mai cessato di rappresentare un serbatoio linguistico dal quale lettori e letterati hanno continuamente attinto negli ultimi otto secoli. Si può dunque partire dall'assetto testuale per assaggiare la "parola di Dante", tenendo ben presente che è assente un autografo, che i "contaminati" manoscritti della diffusione planetaria sono oltre ottocento, che sono state effettuate rigorose verifiche critiche dei testimoni, delle biografie, delle vicende storiche e dell'iconografia dell'epoca (pur non sempre con esiti univoci). Scrivere la Commedia in volgare e non in latino fu una scelta rivoluzionaria. Per Dante, come per i suoi contemporanei, il latino non era mai stato una lingua naturale, bensì una lingua artificiale, dotata di regolarità e fissità. Dovendo far parlare insieme uomini e donne di epoche, culture, lingue, ceti distanti, Dante adotta un moderno patto comunicativo con il lettore, sperimenta una lingua comune, più da commedia che da tragedia, la più inclusiva, dialogica e mimetica possibile, alternando con sapienza registri differenti e variando le situazioni rappresentate nella narrazione (domande di un'anima ai due viaggiatori, meraviglia rispetto alla corporeità del poeta, attenzione su Virgilio e sulle altre guide come Beatrice). Proprio le singole parole usate sono il tramite per capire il valore duraturo e "finora" immortale di Dante. Vanno studiate duttilmente e meticolosamente, è una bella sfida.

Il grande linguista e filologo Luca Serianni (Roma, 30 ottobre 1947) consegna alle stampe un interessante agile testo, nell'anno delle celebrazioni dantesche per i 700 anni dalla morte del poeta. Formalmente riguarda solo il lessico, non le intere biografia e opera. Si parla con l'autentico Dante, non con i saggi su di lui. Alcune (molte) parole del lessico dantesco sono ancora le nostre; altre esistono ma hanno cambiato di significato, altre non esistono (solo) perché oggetti allora comuni non erano attinenti alla narrazione o i referenti proprio non circolavano; altre parole ed espressioni sono state stravolte dagli usi diffusi, pure in riecheggiamenti illustri non solo nazionali. Parte del lessico dantesco deriva da latinismi attinti a fonti classiche e medievali; molta altra parte costituisce una novità, si tratta di "prime attestazioni" (soprattutto per i verbi parasintetici), attinte dal parlato (muso, felicitare) o dal latino (assenso, collega) o da riformulazioni oppure (molto più di rado) inventate di sana pianta. La cifra espressiva di Dante è la plurivocità a tutti i livelli, di personaggi e di lingue (o dialetti), di dialoghi e di narrazioni (voci). Il poema adotta principalmente lo stile "comico", in misura diversa nelle tre cantiche ovviamente, variando i registri a seconda della situazione rappresentata. Il risultato è mirabile e mirabile è pure questo lindo chiaro colto volumetto di linguistica e filologia dantesca, davvero godibile e comprensibile per una platea vasta di lettori non specialisti, ricchissimo di citazioni ed esempi. L'indice finale delle parole dantesche citate comprende ben oltre cinquecento lemmi, rispetto ai circa dodicimila diversi da lui usati. Dall'interessante sondaggio a campione su quindici canti, tre per cantica, emerge per esempio che le parole nuove, ancora "vive" nell'uso attuale sono ben il 44,8%, la stessa percentuale delle parole uscite d'uso, entrambe superiori alla percentuale di parole vive non sovrapponibili nel significato.


LE TRE VEDOVE

CATE QUINN, Traduzione di Alfredo Colitto, Noir, Einaudi Torino, 2021 (orig. 2020), Pag. 479, euro 20

Utah. Un autunno di poco tempo fa. Viene ucciso il bel venditore di macchine inscatolatrici Blake Nelson, occhi blu profondo e capelli biondo ramato (quasi rossi), lentigginoso, entusiasta del survivalismo, guardiano del Tempio; il cadavere è stato trovato nel deserto, tre dita in parte tagliate, ferite sull'inguine, forse anche strangolato sul greto di un fiumiciattolo dove si può magari pescare qualcosa. Ha tre mogli e ciascuna di loro potrebbe essere colpevole. Sono tutti mormoni, "santi dell'ultimo giorno", con vari gradi di religiosità. Vivevano in un ranch isolato, senza campo per i cellulari, a più di centocinquanta chilometri da cittadine sparse e da Salt Lake City: pulita casetta di legno, bagno esterno, baracche decrepite, orticello lasciato a metà, magazzino granaio e, sul retro, il vecchio fienile dove dormivano (due letti singoli e uno matrimoniale per il marito e la prescelta di ogni notte). La trentenne Rachel è la prima moglie, la più anziana, capelli biondi cotonati, reticente, obbediente e sottomessa, sposati da circa sei anni. La 19enne Emily è la seconda, snella, bugiarda, occhi verdi azzurri e capelli chiari, sposati da quattro. Tina Keidis è la terza, cresciuta in affido, in passato tossicodipendente a Las Vegas, lunghi capelli neri e grandi occhi castani, pelle scura, formosa, schietta, arrivata da meno tempo. Indaga subito con parziale insuccesso la bella attenta detective Brewer, capelli castani e occhi ambra. Poi anche il bel detective Carlson, che già si era occupato di sette in precedenza. I matrimoni poligamici sono illegali in quella Chiesa dal 1904, i mormoni non approvano caffeina tabacco alcol, i fedeli non tolgono mai indumenti intimi sacri di spesso nylon e tengono in casa conserve e rifornimenti utili per anni in caso di (quasi) fine del mondo, la faccenda risulta decisamente complicata. La morte della e nella famiglia è questione di diffusione planetaria.

La giovane giornalista inglese Catherine Cate Quinn scrive di viaggi e costume per The Times, The Guardian e The Mirror; dopo vari romanzi storici, esordisce ottimamente in un giallo noir di raffinata ricostruita ambientazione americana. Ci fa subito capire come le tre protagoniste non potessero proprio andare d'accordo nel ménage familiare mormonista, modellate e fossilizzate in ruoli decisi dal maschio, reciprocamente fastidiosi e poco sopportabili (se non con antidepressivi): una mielosa cuoca in cucina, un'adolescente timida cameriera in salotto, una servile fascinosa puttana in camera da letto. Si sospettano a vicenda e sono tutte davvero sospettabili, separatamente e successivamente indagate dai poliziotti. Via via emergono particolari scabrosi, del resto l'ottima narrazione è in prima persona varia, le tre raccontano al presente il proprio punto di vista con acume e sensibilità femminili, tutte a loro modo molto vulnerabili. Rachel aveva traumatici trascorsi infantili e adolescenziali in una crudele setta religiosa al confine col Nevada (con clinica illegale e cimitero segreto) e ferite ancora aperte. Emily ha tendenze autopunitive, anche fisicamente. Tina si prostituiva per la droga ed è avvezza a giochetti erotici. E presentano pure inevitabili stranezze i genitori, i fratelli e le sorelle del loro marito (che stava tramando misteriosi progetti immobiliari), una famiglia d'origine danese. In tanti, in quell'America profonda e isolata, crescevano da generazioni con una dieta a base d'ignoranza e idee folli, giungendo all'adolescenza nemmeno in grado di leggere e scrivere: l'autrice lo descrive molto bene nel romanzo, meglio ricordarselo ogni tanto. Ne vien fuori una perfetta storia di "anormalità" dentro civili comunità umane (a noi ignote ed estranee) con i nostri stessi problemi di sopravvivenza, riproduzione, salute, sentimenti.


LA CHIAVE, LA LUCE E L'UBRIACO. COME SI MUOVE LA RICERCA SCIENTIFICA

Giorgio Parisi, Scienza, Di Renzo Editore, 2021 (seconda edizione, 1° 2006)

Pag. 75, euro 12

Qui e ora, prima e dopo, là e altrove. Ma quanto? Circa 55 anni fa, alla fine del liceo, il recente Premio Nobel Giorgio Parisi (Roma 1948) era incerto se iscriversi a matematica (passione fin dall'infanzia) o a fisica (era rimasto colpito dalla concretezza delle scoperte moderne), optò per la seconda: "è assolutamente essenziale riuscire a tradurre il mondo in numeri, osservare come questi si evolvono e cambiano nel tempo, e alla fine costruire una teoria che li spieghi". Mentre un matematico per dimostrare un teorema deve arrivare a delle conclusioni al di là di ogni dubbio, un fisico si ferma quando ha raggiunto un ragionevole convincimento della verità delle sue conclusioni: "mi è capitato più di una volta di arrivare a dimostrare dei risultati (ovvero a portare degli argomenti euristici convincenti per la loro correttezza) e solo successivamente alcuni matematici di grande classe, dopo molti anni di duro lavoro, sono riusciti a trasformarli in veri teoremi". Fece la tesi con Nicola Cabibbo, nel 1971 entrò per due anni al centro di ricerca di Frascati, poi trascorse esperienze di lavoro a New York, Parigi, Amburgo, Ginevra e, dopo un anno alla Columbia, tornò definitivamente in Italia: "anche se avevo ricevuto molte offerte allettanti all'estero, non mi sono mai pentito di questa decisione". Parisi è divenuto uno dei massimi esperti mondiali in meccanica quantistica e teoria dei campi; ha introdotto una complicatissima modellizzazione in cromodinamica quantistica, le cosiddette equazioni DGLAP (l'ultima lettera sta per Parisi); ha elaborato l'equazione differenziale stocastica per i modelli di crescita per la "random aggregation"; ha ben studiato la dinamica degli storni quando si muovono in grandi gruppi; da decenni ottiene riconoscimenti internazionali e continua a insegnare Fisica teorica e Teoria dei quanti nelle università romane, sempre impegnandosi per politiche pubbliche ben finanziate, innovative e inclusive, relative alla ricerca in Italia.

Il grande scienziato Giorgio Parisi conversò nel 2006, quindici anni fa, con un bravo editore romano, una quindicina di brevissime domande e altrettante corpose risposte in forma di saggio discorsivo. Ne nacque un agile volumetto di divulgazione della sua carriera di fisico, del concetto di realtà fisica e dello spazio-tempo soprattutto negli ultimi due secoli, del contributo dei calcolatori e dei progressi tecnologici all'evoluzione della fisica moderna, del significato dei sistemi complessi, del rapporto tra fisica e altre discipline scientifiche soprattutto la biologia, dei nessi fra "lineare" e "caotico", dell'influenza dei criteri estetici e dell'arte sulla ricerca avanzata e sulle "belle" teorie, delle scelte da compiere nelle politiche universitarie del nostro paese. In fondo vi sono brevi note biografiche di 25 personalità scientifiche (più volte richiamate nel testo), in ordine alfabetico da Bohr (1885-1962) a Whitehead (1861-1947). Il titolo deriva da una vecchia barzelletta: un ubriaco, di notte, si mette a cercare una chiave sotto un lampione. Arriva un tale che lo aiuta ma, non trovando nulla, gli chiede se è proprio sicuro di aver perso lì la chiave. L'ubriaco risponde: "No, non sono affatto sicuro, ma è qui che c'è la luce". Ecco, gli scienziati fanno le cose che riescono a fare. Quando si accorgono di disporre dei mezzi per studiare qualcosa, che fino a quel momento era stato trascurato, allora s'impegnano per quella strada. Il volume di Parisi è chiaro, comprensibile, esemplare, riedito a ottobre 2021 non appena gli è stato meritoriamente assegnato il Nobel per la Fisica, sesto italiano dopo Marconi (1909), Fermi (1938), Segrè (1959), Rubbia (1984), Giacconi (2002).

DS/DT ≥ 0. IL SECONDO PRINCIPIO

Marco Malvaldi, Scienza (fisica, chimica); Il Mulino Bologna, 2021,

Pag. 135 euro 12

Nel tempo e nello spazio. Sempre e ovunque, probabilmente. La formula è scritta nel titolo, la sua traduzione dice più o meno: "in un sistema isolato l'entropia è una funzione non decrescente nel tempo", o aumenta o resta eguale, dal che ne vien fuori che l'entropia dell'universo fisico o di un qualsiasi sistema isolato è destinata ad aumentare nel tempo. Questo dice in sostanza il secondo principio della termodinamica, una delle poche formule veramente figlia del pensiero collettivo, che ha attraversato quasi due secoli lungo i quali ha rivelato gradualmente la sua natura, differente dal disordine cui viene talora superficialmente assimilata. Sistema isolato? Entropia? Funzione? Aumenta? Beh, si parla di noi, di quel che abbiamo intorno, dei fenomeni fisici e chimici qui e altrove, dei connessi fattori biotici e abiotici di ogni ecosistema. Tutto nacque da un problema pratico relativo a due processi, quello legato al calore e quello legato al lavoro. Il calore è un trasferimento di energia che causa una variazione di temperatura, il lavoro è un trasferimento di energia che causa una variazione di posizione. Trasformare il lavoro in calore è facile, invece trasformare il calore in lavoro risulta molto complicato, non basta una sorgente di calore, serve un'apposita macchina e comunque non è possibile trasferire tutta l'energia e convertire completamente calore in lavoro, la qualità dell'energia è destinata a degradarsi (da cui l'entropia). Gli scienziati ci riflettono da secoli, poi scienziati e imprenditori si applicarono molto all'uopo a fine Settecento, nell'Ottocento e a inizio Novecento ragionando soprattutto prima proprio sulle macchine a vapore, poi su particelle e atomi (e probabilità) e su sistemi più o meno isolati. Così cominciò la termodinamica come scienza: James Watt, Sadi Carnot, James Prescott Joule, Rudolf Julius Emanuel Clausius, Jean Perrin, Ludwig Boltzmann, James Clerk Maxwell, Claude Elwood Shannon, Betty Moore, Josiah Willard Gibbs, lo stesso Albert Einstein.

Il chimico, grande allegro scrittore e notevole multidisciplinare scienziato, Marco Malvaldi (Pisa, 1974) prosegue la sua opera di comunicazione scientifica, parallela all'attività di autore di noir di forte impronta umoristica. Il secondo principio è stato visto da molti come la dimostrazione che tutto è destinato a finire, ma va letto invece come una sfida per il presente a prevedere il futuro con migliore approssimazione: certo, è difficile fabbricare macchine e strutture efficienti, ma questa difficoltà ci spinge a costruirle in modo intelligente e a migliorarle in continuazione. L'autore si concentra sui principi della termodinamica, sul primo agli esordi, sulla formula di svolta del secondo, sul terzo e i seguiti contemporanei. Sfruttando l'organizzazione e la diversificazione della materia a scale diverse, si può utilizzare per i propri scopi il secondo principio. Che sia un essere vivente o una fabbrica chimica, ogni ente complesso sfrutta al meglio le naturali fluttuazioni dell'ambiente in cui si trova grazie al concetto di gerarchia. Ogni dimensione, ogni ingranaggio dà in funzione di quello che può dare: ma grazie alle sue ridotte dimensioni, gli ingranaggi che stanno alla base della vita sono in grado di sfruttare le fluttuazioni per creare ordine dal disordine. Questo "teorema di fluttuazione" ha a che fare anche con l'organizzazione, strato per strato, del nostro organo più delicato: il cervello. Occorre cambiare minimizzando le sorprese legate ai cambiamenti, esterni e autoprodotti. Nel testo vi sono ovviamente molte altre formule, varie definizioni e figure, corredate dal solito stile colloquiale, da continui riferimenti alla propria chimica, da esempi accattivanti, con qualche supponenza di troppo a favore delle scienze fisiche e chimiche, talora disinteresse o fastidio per biologia ed ecologia, o per gli ambientalisti ecologisti. Come caratteristico della bella originale collana, bibliografia ridotta e nessun indice dei nomi.


MASTRO GEPPETTO

Fabio Stassi, Romanzo, Sellerio Palermo, 2021, Pag. 215 euro 16

Appennini. Tempo fa. È una storia da un soldo, la conoscono tutti. C'è questa casaccia storta, una casipola sull'orlo dell'abisso, in fondo a un borgo che ha per gioco preferito quello di lapidare gli scemi e i morti di fame. Dentro non ci sono che stipo, seggiola e letto tutti squinternati, con gli attrezzi sopra un banchetto. Il vecchio che ci vive è un falegname dalla barba dura, le spalle curve, l'aria selvatica; sulla testa ha una parrucca color polenta. Ormai gli incespica pure la lingua. Lo chiamano mastro per scherno e Geppetto per bestemmiargli anche il nome. Mastr'Antonio, il più ricco falegname del paese, gli regala una corteccia dura da catasta, vediamo se davvero ci fabbrica la marionetta di cui ciancia. Pinocchio non è qui il protagonista, al centro c'è l'anziano padre alla ricerca del figlio rapito, "Mastro Geppetto", appunto! Il bibliotecario di origine siciliane Fabio Stassi (Roma, 1962), già autore di ottimi romanzi, narra qui benissimo in terza una fiaba tragica.


IL PENSIERO BIANCO. NON SI NASCE BIANCO, LO SI DIVENTA

Lilian Thuram, Trad. di Marco Aime e Maria Elena Buslacchi, Storia e Politica, Add Torino, 2021 (orig. 2020), Valerio Calzolaio

Mondo. Da poco meno di mille anni. Consapevoli o meno, noi bianchi tendiamo a ragionare e agire attraverso un pensiero razzialista bianco, con il quale abbiamo permeato anche opinioni e percezioni dei non bianchi, oltre alle relazioni sociali di gran parte dei paesi del pianeta. Il meccanismo è paragonabile a quello che porta alla dominazione degli uomini sulle donne, gerarchie e ruoli introiettati, dei quali pochi sono soggettivamente colpevoli, ma che quasi tutti usano normalmente e danno per scontati. Occorre studiare la "bianchezza": in che modo i bianchi, che rappresentano il 16,8% della popolazione mondiale, vivono il fatto di dominare i non-bianchi, sia all'interno delle rispettive società sia come costante nelle relazioni internazionali? In che modo tale dominazione ha cambiato volto nel corso dei secoli (prima e dopo il 1492)? Come e quanto esiste un senso di appartenenza razziale nei nostri paesi occidentali? Il pensiero bianco non è solo il pensiero dei bianchi, anche i non bianchi lo hanno interiorizzato; non è una questione di pigmentazione della pelle (bianca non esiste, di chiare a migliaia o milioni e tutte diverse), è un modo di stare al mondo almeno dai tempi delle Crociate. Prendere coscienza della prospettiva da cui pensiamo e parliamo - sono un uomo, sono una donna, sono più chiaro, sono più scuro, sono credente (cattolico o musulmano o ebreo o altro), sono ateo - è il primo passo per capire che parliamo di presunta "scoperta" delle Americhe, schiavitù, colonizzazione, razzismo e globalizzazione sempre attraverso distorsioni storiche e culturali molto radicate. Il pensiero bianco è il filtro ideologico che è stato imposto a tutti da una storia raccontata da minoranze avide e interessate, con la complicità, più o meno passiva o esitante, di una gran parte di coloro che ne traggono beneficio. Noi compresi, me compreso. Basta indifferenza, neutralità, complicità!

Splendido libro quello del grande atleta francese Lionel Thuram (Guadalupa, 1972), uno dei più straordinari giocatori di calcio degli ultimi decenni (1991-2008), che, appena attaccate le scarpette al chiodo, ha promosso la fondazione Éducation contre le racisme, pour l'égalité. Il suo ultimo volume è uno zibaldone di informazioni, citazioni, spunti e vicende di imposizioni e ribellioni, ben organizzato in tre parti: la critica alle narrazioni storiche dal solo punto di vista bianco; l'analisi scientifica del razzismo sistemico nelle società contemporanee, a partire dall'esperienza francese; eventuali pensieri e possibili forme per diventare tutti (più) umani. Nel retro della copertina e della quarta, un'immagine: la carta di Peters, capovolta, la lunga immensa Africa al centro (lì tutti abbiamo avuto origine, siamo tutti migranti africani), la piccola Europa in basso, ci impone di moltiplicare i punti di vista geografici e storici. La cultura della cancellazione è stata messa in atto dai colonizzatori (travestiti da civilizzatori), non è un fenomeno recente. E anche la stragrande maggioranza dei pensatori illuministi non condannò né la ferocia della tratta né l'idea che i neri fossero considerati inferiori. I 64 articoli del Code noir rimasero in vigore dal 1685 al 1848, anche dopo, nei fatti. La classificazione degli esseri umani in diverse razze e la loro gerarchia sono state create per giustificare la supremazia bianca, per trasformare le persone bianche nella norma cui tutto deve fare riferimento. L'intento è stato raggiunto anche se le regole dell'Apartheid sono state via via abolite. Il pensiero bianco è innanzitutto maschile: nella conquista e nel possesso del corpo femminile troviamo la convergenza tra machismo e razzismo. Non abbiate paura: non c'è odio o settarismo in Thuram; storia, diritto, geopolitica, biologia, psicologia, sociologia, economia, climatologia, filosofia, letteratura e segnala sempre che qualcuno si oppose a un certo pensiero bianco, in ogni epoca, anche bianchi. Essenziali riferimenti biografici e molti cenni sull'Italia; la copertina è coerente col testo, non bellissima. In fondo ricca bibliografia e accurato indice dei nomi (davvero tanti e appropriati). Smacchiamo, allora, il pensiero bianco e condividiamo pensieri umani, solidali, di specie sapiens in mezzo a tante differenti specie vive in ecosistemi vitali!

DONNE ROMANE IN ESILIO A VENTOTENE. L'OPPOSIZIONE POLITICA FEMMINILE TRA AUGUSTO E DOMIZIANO

Mariarosaria Barbera, Presentazione di Silvia Costa, prefazione di Paola Refice, Storia, Ultima Spiaggia Genova-Ventotene, 2021, Pag. 76 euro 18,50

Ventotene. I secolo d.C. Nella storia contemporanea delle isole ponziane sono noti più uomini che donne fra confinati e deportati. Durante il regime fascista a Ventotene vissero comunque due protagoniste come Ursula Hirschmann e Ada Rossi; mentre a Santo Stefano le donne hanno intrecciato fortemente l'esistenza con condannati al terribile Ergastolo e con il personale carcerario; mogli, madri, figlie, testimoni di vicende dolorose e spesso tragiche. Nella storia antica sei importanti donne romane della famiglia giulio-claudia e flavia vennero esiliate là esiliate durante l'intero arco del I secolo d.C., per sostanziali ragioni di lotte dinastiche, non certo per formali accuse di dissolutezza dei costumi. È, infatti, durante l'avvento del nuovo "principato" augusteo (dal 30 a.C. al 14 d.C.) che vengono introdotte precise disposizioni legali relative ai due istituti giuridici del confino romano ad insulam. La svolta si ha nel 2 a.C. all'interno del pretestuoso processo per adulterio che coinvolge Giulia, la figlia maggiore di Ottaviano Augusto (63 a.C.-14 d.C.), privo di eredi maschi diretti: Giulia viene "relegata" su un'insula imposta dal padre padrone, a Pandataria (Ventotene oggi), in parte con la madre Scribonia; lo stesso destino tocca ad almeno uno dei amanti Sempronio Gracco, a Cercina (arcipelago davanti alla costa africana oggi tunisina); mentre l'unico altro uomo di cui è noto il nome, Iullo Antonio, viene indotto a suicidarsi. Successivamente, altre quattro donne romane (Agrippina Maggiore, Livilla, Claudia Ottavia, Flavia Domitilla) delle famiglie giulio-claudia e flavia furono esiliate a Ventotene: i comportamenti dissoluti femminili furono l'alibi per disfarsi di presenze ingombranti rispetto a strategie ereditarie e lotte di potere maschili.

L'archeologa Mariarosaria Barbera(San Giorgio a Cremano, 1955) compie una bella operazione di ricostruzione storica sul primo uso a carcere dell'isola di Ventotene. L'esilio era apparentemente "dorato", con ancelle e servitori nella splendida villa imperiale a Punta Eolo (costruita per svago e ozio, godibili solo durante le stagioni calde), in realtà crudele e vendicativo, espressione della gerarchia sociale e culturale di genere. Le condannate per "adulterio" nei primi due secoli dell'impero furono centinaia. Giulia inaugurò la pena in un luogo privo di agglomerati sociali, condannata al silenzio e a perdere "ogni delicatezza di vita", ovvero per esempio al non bere vino e al non poter ricevere uomini (solo donne e autorizzate). Le condanne si conclusero con la morte sull'isola in tre casi o con l'ulteriore esilio per Giulia, fino alla morte a Reggio. La narrazione è piana e meticolosa, intervallata da riquadri di approfondimento di episodi storico-biografici (i tre matrimoni di Giulia, Antonio e Cleopatra, la villa di Punta Eolo e l'isola di Ventotene) o delle figure maschili "di contorno", gli imperatori in genere (Augusto, Germanico, Caligola, Nerone, Domiziano). Al centro vi è un interessante apparato iconografico, figure con immagini di sculture, planimetrie e vedute aeree; in fondo un'accurata bibliografia; all'interno del retro di copertina l'albero genealogico della famiglia giulio-claudia.


LES PETITES ÎLES DE MÉDITERRANÉE OCCIDENTALE. HISTOIRE, CULTURE, PATRIMOINE

Brigitte Marin (a cura di), In francese, Storia e geografia, Gaussen Marsiglia 2021,

Pag. 237 euro 12

Nel Mediterraneo a ovest della penisola. Da dieci mila anni. Naturalisti, biologi, geografi e storici hanno documentato con passione le forme di occupazione degli spazi insulari da parte delle specie viventi e, sempre più, della nostra specie Sapiens. Da quando il mare ha più o meno queste stesse forma e consistenza, le isole hanno svolto un ruolo cruciale nella storia di gruppi umani vissuti sui territori delle attuali Italia, Francia, Spagna, Marocco, Algeria, Tunisia. La direttrice dell'École française di Roma Brigitte Marin (Aix-en-Provence, 1961) ha curato uno splendido volume di brevi testi (ottimamente illustrati) su "Les Petites îles de Méditerranée occidentale", organizzato in quattro capitoli cronologici dai primi popolamenti ai giorni nostri e in sei capitoli tematici: luoghi d'isolamento, di difese e guerre, di mito e immaginari, di mobilità, di risorse naturali, di carte e denominazioni. Bibliografie brevi alla fine dei paragrafi e indice finale di tutte le isole.


TREVISO. GUIDA ILLUSTRATA ALLA MARCA GIOIOSA

Paola Scibilia, Guida, Linea edizioni Padova, 2020, Pag. 151 euro 20

Treviso. Da millenni. Ecco una preziosa utile nuova guida alla bella città veneta, brevi testi ben organizzati, oltre quattrocento immagini manuali colorate (disegni e cartine): "Treviso", città d'acqua e di cultura, da visitare ed esplorare attraverso descrizioni storiche e letterarie, itinerari, aneddoti e curiosità. L'autrice dell'intera pubblicazione è un'illustratrice, artista e insegnante d'arte: Paola Scibilia (Treviso, 1970). L'originale struttura contiene ben una settantina di voci, non tutte urbane, un paio di pagine ciascuna: frasi celebri, canali, fontane, mulini, passaggi segreti, personalità, mercati, bambine e bambini, quartieri, Sile, marca gioiosa et amorosa, parchi, alberi sacri, asolo, castelli, abbazie, erbe spontanee, Piave, amici animali, cucina tipica, prosecco, radicchio, così, giusto per dare un'idea. In fondo un ottimo indice dei nomi, la bibliografia e la sitografia, un volume da usare in corso d'opera, imparando e divertendosi.


LA PRIMA INDAGINE DI MONTALBANO

Andrea Camilleri, Giallo, Sellerio Palermo, 2021 (1° ed. orig. Mondadori 2004)

Pag. 399, euro 15

Montalbano è... nato nel 1960, poliziotto da varie parti e da parecchio a Vigàta, fidanzato con Livia (che perlopiù resta a Boccadasse), baffuto (nonostante il bel Zingaretti), invidiato soprattutto per Enzo (la trattoria del pranzo) e Adelina (la governante per la cena pronta in frigo). Andrea Calogero Camilleri (1925 - 2019) narra sempre in terza fissa al passato, pensieri sogni opere mangiate. Accanto ai romanzi, gli dedica racconti oppure romanzi brevi come questi tre: "Sette lunedì" (febbrile giallo enigmistico su animali uccisi), "La prima indagine di Montalbano" (che dà titolo alla raccolta e riguarda l'indagine esordio dopo la nomina nel borgo siciliano), "Ritorno alle origini" (un intrigo familiare seguito alla scomparsa di una bimba), scritti in periodi diversi (e su fasi differenti della carriera del commissario), non imperniati su delitti di sangue, pubblicati inediti quasi venti anni fa, personaggi lingua stile che conosciamo, amiamo e rileggiamo sempre con voluttà.

CON L'ARTE E CON L'INGANNO

Valeria Corciolani, Commedia Noir, Rizzoli Milano, 2021, Pag. 378, euro 16

Chiavari, Genova e Siestri. Metà settembre 2021. La spigliata spigolosa 57enne Edna Silvera, lunga e magra, capelli corti e biondi, vive sola in un eremo campestre abbastanza isolato di Chiavari, con un gatto indipendente e sette galline amanti della musica (gli Abba in particolare), è storica dell'arte, raffinata restauratrice e ottima fotografa, in vario conflittuale modo legata all'Università del capoluogo. La badante della madre la tira giù dal letto alle quattro del mattino, si è proprio stufata e se ne sta andando definitivamente, è la sesta fatta scappare in cinque mesi. Lei affronta le curve della circonvallazione e accorre, senza successo; si rivolge all'anziano amico del piano di sopra, il mastodontico musicologo Ottavio Battiston che accetta di badare lui qualche giorno all'ineffabile madre Zara Guglielmi, ma in cambio pretende la splendida incisione del Negri, un Tenebroso del 1668. Edna se ne era andata dalle cattedre all'università l'anno prima (dando del coglione maschilista a un collega), ma è ancora così apprezzata che continua a tenere seminari e a essere coinvolta nei progetti artistico-culturali. Questa volta il coetaneo vicerettore Schiaffino la convince a seguire una manifestazione connessa al passaggio di Dante in Liguria (durante il viaggio a Milano) in occasione del settecentesimo dalla morte del poeta. Pare sia confermato che il luogo citato nel XIX del Purgatorio sia Siestri e hanno messo a organizzare l'evento due ex allieve di Silvera. Parte per il distante ameno borgo diroccato, incontra casualmente l'assessora di Gattorna, poi la sua auto ha un mancamento, si avvicinano cautamente al negozio-laboratorio-magazzino di un antiquario lì vicino e trovano il proprietario morto. Così, per caso, Edna incrocia una preziosa tavola clandestina di legno e tutto un sistema di mercato illecito di opere d'arte, pure crimini che risalgono a decenni prima, una storia intricata.

La scrittrice, illustratrice ed esperta d'arte Valeria Corciolani (Chiavari) imposta una nuova serie di commedie noir dopo il buon successo dei precedenti romanzi di genere (il primo nel 2010). Il titolo spiega abbastanza bene di cosa tratta la trama (arti e inganni), ma al centro ci sono soprattutto i personaggi di divertente calibratura sociale, attraverso una scrittura colta e matura, dettagliata nella descrizione del mondo antiquario e artistico. La narrazione è in terza, non proprio fissa, concentrata sulla protagonista single (appassionata studiosa di Hieronymus Bosch), sulle dinamiche di relazioni e oggetti che lei non sempre percepisce (l'incombenza triste del colore giallo, i beni dell'antiquario 51enne Nando Folli, diversi animali, un grosso silenzioso nibbio che vola in cielo ad ampie spire, un furgone giallo e una Clio grigia) e su alcune altre significative personalità, fra cui l'ultima incerta badante rumena Kalina, il procuratore Bassi che già si occupò dell'insospettabile rete di professionisti che commerciava illegalmente opere d'arte italiane, il bel nuovo vicino di casa centauro e ingegnere informatico Leonardo Sacco, la simpatica assessora con i capelli rosa Orietta Repetto. I sessanta capitoli hanno per titoletto l'incipit successivo, fino al sedicesimo il cadavere non appare e prima si tratta solo di allegri dialoghi e situazioni da commedia, che continuano anche dopo. L'indagine principale riguarda la pala del Quattrocento, il noir fa da contorno. Nell'anno dantesco molto carini appaiono anche i riferimenti alla Divina di Commedia: Intra Siestri e Chiaveri s'adima/ una fiumana bella, e del suo nome/ lo titol del mio sangue fa sua cima. Molti buoni vini: Merlot, Vermentino, Franciacorta fra gli altri. Più Matia Bazar che Bach, ca va sans dire.


LE RONDINI DI KABUL

Yasmina Khadra, Traduzione di Marco Bellini (dal francese), Romanzo

Sellerio, 2021 (orig. 2002, prima ed. it. Mondadori 2007), Pag. 235 euro 14

Kabul. Venti anni fa circa, poco dopo l'intervento americano in Afghanistan. "Le rondini di Kabul" è uno splendido romanzo di amori e due famiglie nel contesto tragico di violenze sociali e conflitti militari. La narrazione è in terza varia al presente. L'affermato autore è Yasmina Khadra, ex militare nato nel Sahara francofono, testimone della guerra civile in Algeria, pseudonimo femminile (scelto decenni fa per non farsi riconoscere) dell'algerino francese Mohammed Moulessehoul (1955). Viene opportunamente ripubblicato oggi con un'aggiornata importante introduzione del settembre 2021 (tradotta da Marina Di Leo): "Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Ed eccoli di nuovo qui, i talebani... Il mio pensiero corre alle donne e alle ragazze riconsegnate senza mezzi termini alla schizofrenia dei nuovi padroni del paese... Che ne sarà di loro?..." Accadrà ad altri Mussarat e Zunaira quel che è accaduto in questa storia da leggere? "Nessuna battaglia è perduta finché non è DAVVERO cominciata".


IL PIÙ GRANDE MISTERO DI MORSE E ALTRE STORIE

Colin Dexter, Traduzione di Luisa Nera, Racconti gialli, Sellerio Palermo, 2021 (orig. 1993), Pag. 217 euro 14

Oxford. Una trentina di anni fa. Il diabetico e ipoudente Norman Colin Dexter (1930-2017) è stato docente di greco e latino, specialista in enigmistica e parole crociate, magnifico ironico autore di genere. I 13 romanzi con protagonista l'ispettore capo Endeavour Morse (e il fido recalcitrante sergente Lewis) della Thames Valley Police sono datati 1975-1999 (tradotti a suo tempo nel Giallo Mondadori), la televisione inglese ne trasse una serie di 33 episodi trasmessa anche in Italia; serie connesse continuano ancor oggi. "Il più grande mistero di Morse e altre storie" assembla sei racconti pubblicati fra il 1987 e il 1993, il primo (natalizio e infestato dallo spirito di Wagner) dà il titolo inglese e italiano alla bella raccolta, presentata dal grande scrittore Marco Malvaldi con una simpatica nota introduttiva "Mai fare errori di orzografia" (la d eufonica giustamente non c'entra con l'ortografia). Come al solito, la divertita divertente narrazione è in terza al passato.


RAFFA E MARGOT NELLA VILLETTA DEGLI ORRORI

Beatrice Peruffo, Avventura, Terra Nuova Firenze, 2021, Pag. 95 euro 8,90

Uno spicchio d'orto. L'estate scorsa. Raffaella e Margherita sono grandi amiche, hanno nove anni e vivono in case adiacenti, un caseggiato la prima, una villetta con orto la seconda, il cui padre mette loro a disposizione un piccolo rettangolo di terra per provare a coltivare qualcosa. Cominciano dai lombrichi e poi li portano al negozio di Caccia e Pesca in confezioni definite: "Raffa & Margot, vermini da pesca". Inizia così una gran bella avventura, fra piante e animali, esseri micro e macro, divertimenti intelligenti e scoperte paurose. "Raffa e Margot nella villetta degli orrori" è il nuovo libro per ragazzi (ben illustrato da Federico Zenoni) della sarda Beatrice Peruffo (Arborea, 1964), da tempo insegnante di Scienze Naturali in un liceo di Vicenza. In realtà, può essere utilmente letto a ogni età: la storia è godibile, una fiaba ecologica che, senza mai annoiare, orienta bambini e genitori su piacevoli attività scientifiche. In fondo appunti e notizie per farlo davvero un orto!

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