
LA SOSTENIBILITÀ SOCIALE: ESPLOSIONI E RIMBALZI
di Alberto Improda

Il Coronavirus sta fungendo da catalizzatore ed acceleratore del Cambiamento, in modo incalzante e incidendo in tutti gli ambiti della società.
La crisi in corso ha reso impellenti diversi problemi, gravi e numerosi, che pensavamo di dover affrontare nel lungo periodo, nell'arco dei prossimi lustri: dalla maggiore digitalizzazione di scuole e imprese al ripensamento di logistica e centri urbani, dalla riorganizzazione del mercato del lavoro allo sviluppo di forme alternative di welfare.
Le difficoltà del momento stanno anche acuendo, in tempi sempre più stringenti, il disagio e la rabbia di ampie fasce della popolazione verso le ingiustizie della nostra società, gli squilibri del sistema di mercato, le disuguaglianze nel mondo che ci circonda.
L'intero mondo occidentale, dall'Europa agli USA, è percorso da fremiti e scossoni.
Le manifestazioni, disomogenee e disorganiche, che da mesi si vanno moltiplicando nelle città europee e americane rappresentano un segnale chiaro: il sistema non funziona più adeguatamente, fatica a reggere ancora, ha bisogno di interventi importanti.
Enrico Giovannini, con espressione particolarmente felice, ha scritto che dovremo essere capaci di realizzare una "uscita esplosiva" dall'emergenza in atto, che ci consenta di usarla come trampolino per "rimbalzare in avanti".
E' però forte il rischio che l'esplosività della situazione si manifesti anche in modo negativo, innescando fenomeni regressivi e distorsivi, sia dal punto di vista sociale sia sul piano istituzionale.
Ormai da anni si discute di Sostenibilità Sociale, ma questa espressione - mentre sulla Sostenibilità Ambientale e su quella Economica sono stati fatti molti passi in avanti - sostanzialmente resta ancora un'espressione insignificante, una impalpabile slogan dal suono confortante, buono soltanto da utilizzare in conferenze e convegni.
Oggi ci troviamo nella necessità e nell'urgenza di riempire questo concetto di contenuti operativi e di tradurlo in azioni concrete, rendendolo l'elemento propulsivo per apportare forti cambiamenti nella Società, nella Politica e nell'Economia.
Siamo chiamati dunque ad un vero e proprio Design del sistema, che conduca a soluzioni di autentica Sostenibilità Sociale, per realizzare benefiche Innovazioni sui più diversi piani e fare in modo che le conseguenti Esplosioni siano l'abbrivio verso una società più giusta ed equa.
Certo, più facile a dirsi che a farsi ...
Come intervenire nell'immediato? Quali misure assumere per sminare il terreno dalle tensioni crescenti? Quale direzione prendere per il futuro?
La prima necessità, al fine di assumere poi decisioni efficaci e condivise, è stabilire un quadro di riferimento chiaro, fissare i paletti del percorso da realizzare, rendere chiari i punti cardinali per la rotta che si intende seguire.
Nel nostro Paese, per riuscire in questo intento, possiamo prendere le mosse da uno dei documenti di più elevato valore politico e culturale del Novecento: la Costituzione della Repubblica Italiana.
La nostra Carta Costituzionale recita all'Articolo 3, secondo comma: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo ella persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Siamo di fronte a parole fondamentali, ad una vera e propria architrave per gli assetti del nostro Paese, ad una delle disposizioni più moderne e qualificanti del panorama giuridico, politico ed istituzionale, a livello europeo ed internazionale.
Questa disposizione delinea e definisce in modo affatto peculiare i concetti di Giustizia, Libertà e Uguaglianza, i quali devono informare la vita della nostra comunità in ogni suo ambito ed in qualsiasi tempo, incidendo in modo reale ed effettivo nel quotidiano di ogni cittadino.

Si tratta di concetti al tempo stesso estremamente antichi e straordinariamente avanzati, propri di una grande scuola di pensiero, che ha condizionato in profondità le vicende storiche dell'Italia e dell'Europa.
Parliamo della tradizione del Repubblicanesimo, che trova i suoi padri in maestri romani quali Cicerone, Sallustio e Livio, passando poi per i teorici dell'autogoverno comunale del Trecento e per gli scrittori politici del Rinascimento, con Niccolò Machiavelli sugli scudi, arrivando ai pensatori dell'Ottocento quali Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo.
L'impronta del pensiero repubblicano ha lasciato un segno basilare sulla nostra Costituzione.
Significative, al riguardo, risultano le parole di Alcide De Gasperi, pronunciate - in qualità di Presidente del Consiglio - nella seduta dell'Assemblea Costituente del 22 dicembre 1947: "A distanza di cento anni mi giunge all'orecchio come l'eco del programma mazziniano, che suonava: "La Costituzione nazionale, raccolta a Roma, metropoli e città sacra della Nazione, dirà all'Italia e all'Europa il pensiero del Popolo e Dio benedirà il suo lavoro". Valga questo auspicio anche per questa Assemblea del nuovo Risorgimento (...)".
Il Repubblicanesimo e la nostra Costituzione sono dunque portatori di peculiari e specifiche idee di Libertà, Giustizia e Uguaglianza.
Maurizio Viroli ha brillantemente scritto che "la vera libertà politica non consiste solo nell'assenza di interferenze (sulle azioni che gli individui desiderano compiere ed hanno la capacità di compiere) da parte di altri individui o di istituzioni (...). Essa consiste piuttosto nell'assenza di dominazione (o di dipendenza), intesa come la condizione dell'individuo che non dipende dalla volontà arbitraria di altri individui o di istituzioni che possono opprimerlo impunemente, se lo vogliono".
E che "l'uguaglianza repubblicana non comprende solo l'uguaglianza dei diritti civili e politici, ma afferma l'esigenza di garantire a tutti i cittadini le condizioni sociali, economiche e culturali che consentano a ciascuno di vivere la propria vita con la dignità e il rispetto di sé che sono propri della vita civile".
Per la nostra Costituzione, in buona sostanza, Libertà, Giustizia e Uguaglianza convergono verso un obiettivo preciso e vincolante: la Repubblica assicura a tutti i cittadini - "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" - "il pieno sviluppo della persona umana".
Su queste fondamenta deve essere edificato un assetto economico e politico improntato ad una autentica Sostenibilità Sociale.
Sulla scorta del dettato costituzionale e alla luce del pensiero repubblicano, dunque, nel nostro Paese il concetto di Sostenibilità Sociale è legato a doppio filo al "pieno sviluppo della persona" e si deve tradurre in interventi finalizzati a "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale" che impediscono, per i cittadini, la piena realizzazione dei concetti di Libertà, Giustizia e Uguaglianza.
Naturalmente bisogna che queste idee non rappresentino mere petizioni di principio, vuoti simulacri, astratte espressioni intellettuali, ma è necessario che apportino veri cambiamenti nella vita delle persone, le quali nel quotidiano devono poterne vedere i risultati e goderne tangibilmente gli effetti, senza subalternità e condizionamenti.
Amartya Sen ha scritto che la libertà "è irrimediabilmente delimitata e vincolata dai percorsi sociali, politici ed economici che ci sono consentiti"; sicché occorre "eliminare vari tipi di illibertà che lasciano agli uomini poche scelte e poche occasioni di agire secondo ragione", perché ad ogni cittadino spetta "la libertà sostanziale di realizzare più combinazioni alternative di funzionamenti (o, detto in modo meno formale, di mettere in atto più stili di vita alternativi)", ovvero la libertà di dare luogo a "ciò che una persona può desiderare - in quanto gli dà valore - di fare, o di essere".
In una situazione di reale Sostenibilità Sociale, dunque, i concetti di Libertà, Giustizia e Uguaglianza non sono mere enunciazioni, non consistono soltanto nell'essere portatori di una serie di diritti, ma corrispondono alla facoltà di poterli esercitare quotidianamente, senza essere soggetti all'arbitrio altrui, per vivere la vita che si sceglie per sé e per il pieno sviluppo della propria persona.
Dobbiamo uscire dalla crisi in corso in modo esplosivo, rimbalzando in avanti, sminando il terreno dal pericolo di tensioni regressive, scongiurando l'affermarsi di fenomeni distorsivi e negativi.
Per fare questo abbiamo la necessità apportare con rapidità innovazioni effettive e funzionanti nel nostro sistema economico e sociale, traducendo le parole in azioni, realizzando una situazione di concreta Sostenibilità Sociale, conferendo a termini astratti come Uguaglianza, Libertà e Giustizia contenuti tangibilmente percepibili da ogni cittadino.
La Costituzione in questo scenario rappresenta una splendente stella polare, un faro che illumina il percorso della nostra comunità, la mappa che segna la rotta per coloro che hanno l'onere di guidare il Paese.
La Carta Costituzionale, si badi bene, non è un immaginifico libro dei sogni, oppure un accattivante testo letterario, oppure un formativo compendio filosofico: la Costituzione è una legge a tutti gli effetti, la Legge delle Leggi, vigente e cogente.
La Costituzione, quando traccia questi precetti, non delinea concetti eterei ed astratti, ma detta linee guida - di stampo politico e giuridico - di estrema forza e concretezza, che il Legislatore ha l'obbligo di tradurre in misure effettive.
Il Percorso verso una situazione di reale Sostenibilità Sociale, caratterizzato da effettive Innovazioni economiche e sociali, atte a scongiurare Esplosioni di fenomeni regressivi, si deve snodare intorno ad alcuni punti cardine: i) rimozione degli "ostacoli di ordine economico e sociale" che limitano "di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini; ii) interventi a supporto del "pieno sviluppo della persona umana"; iii) misure atte a garantire "l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
E' chiaro che si tratta di precetti dalla portata estremamente ampia e dal significato necessariamente generico, che la classe dirigente del Paese è tenuta a declinare in interventi tangibili ed operativi.
Altrettanto chiaro è che la loro implementazione comporta un nuovo Design della società, una forte Innovazione nei meccanismi economici e sociali che ne regolano il funzionamento, un radicale ripensamento del nostro sistema politico e istituzionale.
Si tratta di una sfida di una profondità inusitata e di una difficoltà drammatica, che bisognerà portare a compimento senza traumatiche fughe in avanti e nel rispetto delle regole democratiche.
Bisogna intervenire con urgenza, capendo la straordinarietà del momento, per evitare che le difficoltà contingenti ci facciano rimbalzare indietro, anziché in avanti.
Occorre utilizzare la crisi in atto per proiettarci verso un futuro migliore, uscendo in modo esplosivo dall'emergenza in senso buono, disinnescando le montanti tensioni sociali, evitando che deflagrino in fenomeni altamente negativi per il Paese.
Suona attuale come non mai il celebre ammonimento di Pietro Nenni che "le idee camminano sulle gambe degli uomini": confidiamo nella lungimiranza, nel coraggio e nella competenza di chi in questo momento - in Italia e in Europa - è tenuto ad assumere decisioni fondamentali.
Tenendo anche presente che, da parte dei cittadini, scaricare ogni responsabilità sulle spalle della Politica, per quanto consolatorio, sarebbe sbagliato e contrario allo spirito repubblicano
Tutti noi, italiani di ogni categoria, siamo oggi chiamati a fare la nostra parte: politici, dirigenti, imprenditori, lavoratori, etc. etc.
La Repubblica è fatta da tutti, senza eccezioni; ed ha bisogno di tutti, nessuno escluso.