
INDOVINASSI LA TUA FORMA, AMORE
di Dino Villatico

1.
Indovinassi la tua forma, Amore,
sotto le ripetute e dolci spoglie
con cui mi appari, e penetrasse il dardo
dei tuoi occhi la fragile apparenza
con cui, cedendo, il volto mi raffiguro
dell'inattinto, e mi toccasse infine
di te ciò che m'illudo di toccare
quando nel tuo morire il mio morire
perdo: di me nel mio naufragio affogo
ciò che di te mi dona il tuo silenzio.
Fiano Romano, 3 - 5 febbraio 2021
2.
Così aggrovigliato è il mio pensiero
che nessun filo potrà trarmi fuori
da questo labirinto della vita,
e penso l'impensabile, mi fingo
il non raffigurabile: se segno
le linee del disegno in cui figuro
è scarabocchio che non si decifra,
è sgorbio incomprensibile la faccia
che mi rispecchia, ma non sono io,
nel mio giardino vedo entrare il giorno,
ma dal cancello uscire la mia vita.
Fiano
Romano, 6 - 7 febbraio 2021
3.
Aspettavo la tua chiamata, udire
la tua voce. Come un adolescente
innamorato. E quando me ne sono
accorto, sono esploso in una grande
risata: che bambino innamorarmi
a ottant'anni. Eppure, vedi, accade.
Tu non approfittarne. Perché basto
da me a darmi schiaffi sulla faccia.
Fiano
Romano, 17 febbraio 2021
4.
Amore, la follia non è che ti amo,
ma che amarti è la mia follia: potrei
svanire nella polvere dell'aria
che mi contiene, ogni granello un seme
serberebbe di questo amore. Posso
da me svuotarmi ma non posso il corpo
di chi mi svuota tra braccia corpo
trattenermi che placa lo svuotarmi.
Sei mio e non lo sei. La parte sconcia
che separa il possesso dal distacco,
è il distacco che segna la distanza
dei nostri corpi. Se sognata è niente
la bocca che si vuole penetrare.
Fiano Romano, 19 febbraio 2021
5.
Lo sperpero di tempo che il silenzio
sparpaglia tra di noi, è più feroce
smembramento di me che il lungo assenzio
che tu m'inietti nelle vene, foce
del tuo versarti, quando differenzio
la siccità del labbro che mi cuoce
aspettandoti, e il punto in cui presenzio
il fiotto che tu effondi e si fa voce.
Angelo mio, se mio mi appartenessi,
come il mio sangue per te si dissangua,
e le ali con cui fuggi trattenessi,
non ci sarebbe sangue nel mio corpo
che più per te per ogni goccia langua,
di quest'ansia con cui di me mi scorpo.
Fiano
Romano, 19 gennaio 2021
6.
Fosse chiuso su questo scarto, niente
mi ferirebbe di ciò che non vissi
se non per malattia della mia mente:
ma il non vissuto ha vita più di mille
storie che nel ricordo hanno una stanza,
il desiderio inattuato ha fuoco
più di tutte le bocche che hai toccato.
Fiano Romano 20 febbraio 2021
7.
Scesa la notte, penso al tuo silenzio,
penso al da me mai pronunciato invito,
a tutto ciò tra noi che non vedremo
mai prendere una forma: la tua mano
che afferra la mia mano, e mi trasporta
dove io so che vorrei, ma tu non sai.
E annego in quella tenerezza inerte
ch'è il domani inesperto della vita
di un oggi, e che svanisce senza voce.
Fiano Romano, 24 febbraio 2021
8.
Il sole si disperde tra le foglie
e scivola sull'erba come il peso
vorrei delle tue dita sulla pelle
mi scivolasse e il tocco mi sentissi
dai capezzoli all'inguine disperso:
e della mia e della tua vedessi
gioia sbiancarci livide le labbra.
Fiano Romano, 24 febbraio 2021
9.
La tua voce non può con nessun'altra
voce scambiarsi, basta che ti ascolti
se appena mi rispondi quando stacco
la cornetta, o accosto il cellulare
all'orecchio: mi parla tenorile
ma rauca che confessa l'emozione
di parlarmi. Chi sa, non te ne accorgi,
ma qualche volta trema, quando dici:
Dino, tu come stai? Felice, dico
tra me, perché ti sento, E chiedo, chiedo
se anche tu questa felicità raccatti
di ascoltare la tua quando mi parli.
Fiano Romano, 27 -28 febbraio 2021
10.
Non interrogo l'inatteso, accolgo
il tuo regalo di parlarmi. Muoio,
quando sento al telefono incrinarsi,
parlandomi, la voce, fugge il cuore
nel paradiso ignoto che ho paura
di scoprirlo più inerme dell'inferno
che per te vivo. Ma la tenerezza
di un solo gesto, il tatto di una mano,
può disarmarmi. Era la prima volta
che noi ci vedevamo, il giornalaio
alle mie spalle, all'angolo tu solo
della strada, che ti guardavi intorno:
dimentico del covid mi stendesti
la mano in segno di saluto. L'occhio
vidi a un tratto incupirsi, sulle labbra
spegnersi il tuo sorriso, non appena
ritrassi la mia mano. Da quel punto,
l'incompiuto mi brucia, e mi fa tuo.
Fiano Romano, 28 febbraio 2021