
Il cammino, todavía
di Marco Palladini

Il cammino incomincia
e il viaggio è già finito
Pier Paolo Pasolini
("Uccellacci e uccellini")
Il travaglio, dicono, è grande e doloroso
ma necessario per forgiare un corpo nuovo
o novista nonostante l'impostura accennata
da uomini implicati nel quotidiano più corrivo
Devono compitare inediti biografemi che
in corso d'opera identificheranno il cammino
per approdare a nuove, sospirate figuralità
Tracce anche ectoplasmatiche ovvero
pure epifanie di sostanze in via di evanescenza
secondo profezie di qualcosa che potrebbe sparire
molto presto o sinanche non apparire mai
Nel cammino si addarono così a combinare
riti voodoo, riflessi di magia nera
quali adorcismi per richiamare ogni sorta
di spiriti eterovaganti, di coboldi stravaganti
mentre gli scalcagnati si affollavano sul sagrato
di chiese di bianco marmo per lanciare bestemmie
e improperi verso chi non gli gettava un tozzo di pane
La turba dei cenciosi morti di fame
ma per nulla mortificati fronteggiava i ricchi fedeli
che si scambiavano doni, monili e amuleti
si percepiva nell'aria un anelito crescente
come enfiato da una foga delinquente
Camminanti francigeni sembravano in fuga
dai quartieri borghesi dove in case di lusso impazziscono
i figli del privilegio spacciato low-cost
L'avvio dell'ovvio in questo cammino maldestro
e incerto apparve come minimo un atto inappropriato
I neri di ieri maledicevano i bianchi di oggi
senza neppure sapere quanto avessero ragione
il vento della speranza recava voci che dichiaravano:
"We were born in your world, but you will die in ours"
Gli uomini si accompagnavano a donne interessanti
epperò sofferenti di 'psicoapatia', ovvero arrese
all'onda dei fatti, rassegnate a non pensarne alcunché,
incapaci di decifrare il nocciolo del loro male
Il paesaggio nel cammino variava e diventava
l'effettuale, principale personaggio, tuttavia
un personaggio avulso, che non trova la quadra,
che procede sbilenco e sghembo sino ad afferrare
il toro del destino per le corna discoprendo
che i deambulanti sono allo stato larvale o forse germinale
di qualche cosa che sta venendo fuori col forcipe
della storia più immonda che infatti si annuncia
ad un bivio nella bruma con un fremito di horrore
Uno di loro beveva sino a dieci caffè al giorno
perché gli avevano assicurato che le proprietà
antinfiammatorie e antiossidanti del caffè
lo avrebbero protetto dal rischio di contrarre un tumore
naturalmente finì che un cancro alla prostata
lo condusse dritto nella tomba, su cui un amico
venne a suonare la tromba, mentre chi tramava
nell'ombra sganciava la bomba di verità inconfessabili
Nella prosecuzione del cammino era evidente
che pure l'avanguardia invecchia e si tramuta in retroguardia
ma non è un disastro suggerisce Maurice Blanchot
è semmai un dis-astro, ossia un cambiamento d'astro
secondo una stella che rinasce dal suo stesso buco nero
La lingua degli uomini in cammino era bifida e trifida,
in ogni caso infida, ma funzionava come un sismografo
sensibilissimo nella mappatura dei perturbamenti
e degli smottamenti di un reale psico-fenomenico
che stravolgeva ogni cognizione di sé e dell'altro
Chi si ricorda todavía dell'operaio sociale
e dei prolegomeni della macchina capitalistica?
Tutta la mia 'solitarietà' a voi, lavoratori liminari
proiettati nel terrain vague del terzo millennio
come i ciclisti folli gettati in una discesa a tomba aperta
ché la mortitudine è un vizio o una debolezza?
Se i cuori non vanno più oltre l'ostacolo, nondimeno
si attendono le primule, segnacolo certo e colorato
della primavera incombente, lo psiconauta fuma
sigarette al mentolo e ragiona che la fine del viaggio
è sempre un Pánta rheî, un flusso che è un'immersione
nel mistero vitale ovvero un riflusso nell'inconoscibile
Caliginosa
Così i taciturni anfanavano dietro le folle plaudenti,
o lungo le corsie dove sbucavano mostriciattoli urlanti
Non sapevano dove andare, ma almeno
sapevano dove non andare, tutto accadeva
per dismisura di sommovimenti inconsci o perché
i manigoldi dei piani alti inoculavano veleni mentali
che deflagravano nella psiche collettiva,
producendo moltitudini di zombie obbedienti
che presto diventavano i protagonisti delle cronache
del purgatorio ossia di un locus solus spurgante
purghe anche raccapriccianti.
L'ersatz per chi muore non ci può mai essere,
se non come tributo postumo, memoria pietosa
o irosa del tremendo, tanto poi si volta pagina
e se non metti a fuoco il divenire, sarà il caso
a decidere la tua sorte e non sarà mai una cosa piacevole.
Potevate partire al culmine della notte o vagolare
perlungo la schiuma di settimane vissute da perdenti,
da boxeur suonati. Nell'esilio di un attimo
può compendiarsi la ricerca di un'intera esistenza,
nello scarto si cela la pulsione ad uscire dalla gabbia del sé.
All'alba mi muovo in un'aria caliginosa
che pare suggerire la scarsa qualità della vita qui,
ma forse pure altrove, anche se trovo molti altri
fuori di senno che rabbiosamente denegano che ciò
abbia un senso. I guardiani usano la clava delle parole
per farti chiudere il becco, per ammutolirti mentre guardi
i giganti che salgono sulle spalle dei nani,
una favola assurda come quella che raccontano coloro
che esortano alla pace dopo avere desertificato una città.
Qualcosa ti frana dentro, una linea di movimento
interiore secondo una faglia che sgretola le personali
certezze, le postreme sicurezze su chi sei veramente
è il giuoco più pericoloso: voler essere ciò che non sei,
già, sei in stato di paresi della volontà, sei appannato
come un ubriaco mentre la barba ti cresce fuligginosa,
sei il pioniere di un'avanguardia puntilista che
se non fa arte, inaugura comunque un teatro minimale
tra weberniani suoni isolati, conati di recitazione
e gesti senza una convincente spiegazione.