CRONACHE DEL TEMPO DELLA PANDEMIA

LA VALIDAZIONE DI DRAGHI

"Vi ringrazio della stima che mi avete dimostrato, ma anch'essa dovrà essere giustificata; validata nei fatti dal governo da me presieduto"

di Aldo Pirone

Il governo Draghi viene dopo l'equilibrio più avanzato per il fronte progressista che è stato il Conte 2 con un presidente del Consiglio circondato da un discreto favore popolare. Ha ragione Bettini quando scrive ("Il Foglio" di ieri) che "Giuseppi" è caduto perché indigesto "Per il 'salotto buono' della borghesia italiana, che si è comprata giornali e ha preso d'assalto Confindustria. Per chi è sempre stato diffidente rispetto ad un'Europa autonoma, forte, centro di un dialogo mondiale tra Est e Ovest. Per chi vuole un'Europa che, prima di essere Europa, deve essere atlantica. Per diffusi interessi del tessuto industriale del Nord, che provano insofferenza verso il Mezzogiorno; non tanto per i suoi aspetti arretrati o per le sue zone di parassitismo e di rendita, ma per le sue possibilità di valorizzare i propri talenti e le proprie risorse, in un rapporto privilegiato con il Mediterraneo". E, quindi, fu un errore di calcolo dello stesso Bettini quando invocò di immettere nel governo Conte le "energie migliori", dando spazio oggettivamente all'iniziativa demolitoria di Renzi che ha riportato al governo sia FI sia la Lega.

Tuttavia sarebbe sbagliato considerare il governo Draghi una disfatta irreparabile. Parliamoci chiaro: noi stiamo valutando la situazione politica con i protagonisti che sono quelli che sono. Da una parte Meloni, Salvini, Berlusconi, Renzi e consimili, con tutte le loro differenziazioni (Meloni all'opposizione), contraddizioni e fobie caratteriali e il Pd, Leu e M5s dall'altra. Da una parte una destra aggressiva, trasformista quanto basta, una zona centrale popolata da un saltimbanco come Renzi, da rappresentanti, più o meno attempati, di lorsignori come Bonino e Calenda e piccoli cespugli di "responsabili" (Tabacci e altri) che si erano già mossi a sostegno di Conte, dall'altra una sinistra abbastanza sgarrupata e inadeguata con due partiti (Pd e M5s) l'uno balcanizzato in correnti e con molte remore renziane e pararenziane al suo interno e l'altro squassato da una scissione in corso con una parte integralista allergica alla concretezza politica.

Il discorso di Draghi al Senato e alla Camera, di cui non mi attardo ad approfondire i punti salienti: sanità, ambiente, giovani, donne, europeismo, povertà e diseguaglianze da contrastare, fisco progressivo ecc., è stato sostanzialmente in continuità programmatica con quello di Conte. Lo riconosce anche Travaglio. "Per metà - ha detto - era sostanzialmente un elogio nei confronti del Conte 2 e di continuità, e per l'altra metà era praticamente uguale al discorso che fece Conte nel settembre del 2019 presentando alle Camere il suo secondo esecutivo". Nonostante ciò Travaglio è acidamente critico su tutto il resto con particolare attenzione alle scelte di Grillo e del M5. Questa continuità non c'è e non poteva esserci per evidenti ragioni nell'arruolamento di ministri/e. Per cui il governo di "supermario" nasce con una contraddizione fra gli obiettivi annunciati e le forze che li dovrebbero attuare. Forze divise in tre grandi aree: quella proveniente dalla maggioranza precedente (escluso Renzi) leggermente più numerosa, quella dei tecnici facenti capo a Draghi, e la destra di Berlusconi e Salvini. Fra questi ultimi le persone scelte, a quanto pare, non sono quelle che voleva Berlusconi per Forza Italia né quelle organiche a Salvini per la Lega. Ma non sono, comunque, di orientamento progressista e men che meno di sinistra. Forze, infine, fra loro alternative che nella loro componente di destra sovranista e xenofoba non tarderanno, come già stanno facendo, a tirare calci per non farsi sorpassare a destra dalla Meloni, costringendo la componente progressista ex Conte a continui bracci di ferro e Draghi a mediazioni continue oppure, com'è nettamente auspicabile, a secchi altolà come ha fatto parlando di euro ed Europa.

Ovviamente noi parliamo di un discorso di Draghi fatto di parole che, comunque, sono già di per sé un fatto politico. Ma a queste parole debbono seguire i fatti; ed è precisamente questo il terreno su cui dovrebbe svolgersi la battaglia dello sbrindellato fronte progressista. Lo stesso presidente del Consiglio nella sua replica al Senato ha avuto l'accortezza di avvertire, su quest'aspetto decisivo, la larghissima maggioranza dei suoi sostenitori. "Vi ringrazio della stima che mi avete dimostrato, - ha detto - ma anch'essa dovrà essere giustificata; validata nei fatti dal governo da me presieduto".

Quali sono le aspettative drammatiche della stragrande maggioranza degli italiani? Abbattere la pandemia attraverso i vaccini il più presto possibile per poter riprendere a vivere e lavorare. Sicurezza sanitaria e lavoro, ripresa economica e protezione sociale sono le richieste urgenti dei lavoratori dipendenti e autonomi, delle masse popolari e della gente più in generale. Di qui la popolarità di Conte, il rammarico per averlo visto abbattere da Renzi in questa situazione di emergenza nazionale ma di qui anche l'apertura di fiducia a Draghi che è cosa diversa dai peana tributategli dai mass media di lorsignori contenti di essersi liberati di "Giuseppi" che li teneva lontani dalla gestione dei 209 miliardi del Recovery fund. E' da queste aspettative e richieste popolari che deve ripartire l'alleanza dei progressisti e lo svolgimento in essa di un ruolo attivo e presente di Conte.

Il punto per Leu, Pd e M5s, perciò, ora è come stare nel governo con accanto alcune cattive ed indigeribili compagnie (renziani, berlusconiani, leghisti ecc.): sdraiati e pendenti dalle labbra di Draghi o con la schiena dritta per bloccare spinte restauratrici, salvaguardare i risultati conseguiti con il Conte2 e continuare a perseguire nel governo, nel Parlamento e nel paese le prospettive di riforma e rinnovamento di "Giuseppi" con il Recovery plan, sostanzialmente riaffermate dal discorso programmatico di Draghi. Pronti a riesumare, ove occorresse, "l'artiglio dell'opposizione" di berlingueriana memoria. Il Presidente del Consiglio è stato applaudito quando si è riferito al suo predecessore "che ha affrontato - ha detto - una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall'Unità d'Italia". A me è sembrato più significativo, politicamente, il riconoscimento del lavoro del Conte 2 sul Recovery plan: "Il precedente Governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma di ripresa e resilienza (PNRR). Dobbiamo approfondire e completare quel lavoro". Smentendo così tutti gli attacchi beceri e convergenti del "salotto buono" di lorsignori e del loro portavoce principale (Renzi) e di quelli annidati nei mass media. Già smentiti, per altro, dalla lettera della Commissione europea (Dombrovskis e Gentiloni) a Gualtieri dell'11 febbraio. Del resto che quegli attacchi fossero strumentali ce lo dice la sparizione subitanea del Mes, della prescrizione, della delega ai servizi segreti ecc. dal tavolo del contendere.

Il fronte progressista ha subito una sconfitta ed è dovuto arretrare, ma la guerra non è persa.

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