
CRISI DELLA CULTURA E DIRITTO D'AUTORE
Tra Algorand e Beeple: nuove funzioni, nuove
tecnologie
CRISI DELLA CULTURA E DIRITTO D'AUTORE
Tra Algorand e Beeple: nuove funzioni, nuove tecnologie
di Alberto Improda

Il mondo della Cultura si trova in un frangente molto delicato, che vede l'universo degli Artisti alle prese con problemi di straordinaria gravità.
La crisi da Coronavirus sta avendo un impatto devastante sull'intero comparto, sia dal punto di vista economico sia sotto il profilo sociale.
La pandemia ha fatto da detonatore alle enormi difficoltà che già affliggevano il settore, causando l'esplosione di sofferenze, disagi e precarietà.
Sabato 17 aprile il mondo dello spettacolo è tornato a manifestare, questa volta a Roma, dopo la grande protesta di Milano, contro le chiusure generalizzate imposte dalla pandemia.
Autori, artisti, tecnici audio, video e luci, direttori artistici, facchini, promoter, hanno portato a Piazza del Popolo lo strumento di lavoro principale: il baule di scena.
La manifestazione, che si è inserita in una campagna di comunicazione internazionale promossa dalla rete We Make Events, ha avuto un grande riscontro ed i bauli hanno riempito la piazza romana ai piedi del Pincio.
I lavoratori dello spettacolo hanno chiesto, con la forza della disperazione: l'immediata istituzione di un fondo per tutte le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, che copra il periodo gennaio-dicembre 2021, per una soglia minima di continuità di reddito; l'immediato sostegno economico per le imprese della filiera, basato sul fatturato annuo legato a spettacoli ed eventi; l'immediata calendarizzazione di un tavolo interministeriale, che imposti modelli di graduale ripartenza del settore, per dare visione prospettica e agibilità imprenditoriale; l'immediata calendarizzazione di un tavolo interministeriale, per un'ampia riforma del settore, con particolare riferimento a previdenza e assistenza.
Il Parlamento Europeo di recente ha pubblicato il Rapporto "The Situation of Artists and Cultural Workers and the post-COVID-19 Cultural Recovery in the European Union", firmato da Mafalda Damaso, di Culture Action Europe.
Il Rapporto, voluto dalla Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo, ha delineato gli strumenti dell'UE per un approccio politico che dia vita a un quadro comune sulle condizioni di lavoro nel settore culturale, fermo restando che la Cultura è uno dei temi sui quali l'Unione non ha competenza esclusiva o condivisa.
Il Rapporto evidenzia che la pandemia ha solo acuito tendenze e disuguaglianzeche erano preesistenti, accentuando nel comparto squilibri e disfunzioni, anche a livello comunitario.
Eppure la Cultura, a prescindere dalle altre e fondamentali sue funzioni, contribuisce in modo significativo all'economia comunitaria, con il 4,2% del Pil (European Investment Fund, 2019) e la creazione di 7,4 milioni di posti di lavoro (Eurostat, 2020).
Il reale impatto economico, generato dall'arresto della produzione a causa del Covid-19, emergerà nella sua drammatica pienezza durante l'anno in corso, ma intanto già possiamo osservare che - secondo i dati forniti da Ernst & Young - nel 2020 i ricavi del settore sono crollati del 31% rispetto al 2019, per un equivalente di circa 200 miliardi di euro di entrate.
Se gli Autori sono in grande difficoltà, anche il Diritto d'Autore non se la passa tanto bene, parafrasando Woody Allen, o forse Eugene Ionesco.
L'istituto, infatti, da un lato vede da taluni messa in discussione la propria utilità e sul lato opposto si scopre talvolta oggetto di aspettative quasi salvifiche, il tutto in un contesto caratterizzato sotto più aspetti dall'irruzione di nuove tecnologie, che aprono panorami inesplorati e mettono in dubbio antiche certezze.
La mia opinione è che, a determinate condizioni, il Diritto d'Autore sia uno strumento prezioso per la ripartenza della Cultura e per la tutela degli Artisti, nell'interesse dell'intera comunità.
Partiamo da una considerazione di carattere generale, la cui condivisione è dirimente, per poi mettere a fuoco i concetti che ne discendono.
Rappresenta un principio pacificamente riconosciuto che la società contemporanea è contrassegnata dalla Economia della Conoscenza, le cui dinamiche toccano e influenzano la vita di ognuno di noi.
Non esiste una definizione codificata di Economia della Conoscenza e personalmente amo fare riferimento alle parole di Bruno Arpaia e Pietro Greco, secondo i quali "l'economia della conoscenza fondata sul sapere e sul lavoro intellettuale è una novità epocale, che costituisce, al tempo stesso, lo sviluppo e il superamento della società industriale, fondata sulle macchine e sul lavoro manuale in fabbrica".
Irene Tinagli, completando in qualche modo il concetto, ha scritto che "è la capacità di innovare, creare continuamente, piuttosto che quella di produrre o ri-produrre meccanicamente, che oggi consente di costruire vantaggi distintivi e duraturi".
Ai fini del ragionamento che voglio fare qui, possiamo dire - in modo piuttosto grossolano - che l'Economia della Conoscenza si caratterizza per trovare le proprie componenti propulsive nei beni intangibili, nelle creazioni immateriali, nei contenuti intellettuali.
Siamo al punto: in questo genere di economia, gli Autori - che potremmo, gramscianamente, anche chiamare Produttori di Contenuti - non lavorano solo per sé stessi, ma realizzano contributi dei quali beneficia tutta l'economia e l'intera collettività.
Gli Autori, in altri termini, ai nostri giorni producendo nuovi contenuti non soltanto esprimono la propria identità e perseguono i propri interessi personali, ma partecipano in modo decisivo allo sviluppo della comunità.
Emerge con chiarezza, in questo peculiare contesto, la nuova e per qualche verso inedita importanza del Diritto d'Autore, chiamato ad esercitare una funzione davvero alta, a contribuire in modo più diretto ed immediato che nel passato al progresso della società.
Questo non toglie, anzi enfatizza, che il Diritto d'Autore abbia bisogno di riforme efficaci ed effettive.
Personalmente resto perplesso dinanzi ad ipotesi che prevedono un mero superamento dell'istituto, mediante la sua semplice abrogazione, senza nessuna proposta rispetto a meccanismi sostitutivi.
Ma indiscutibilmente il Diritto d'Autore deve essere ripensato, nel senso di attualizzarlo e rafforzarlo, tenendo conto delle ragioni che ne rendono obsolete alcune strutture, imperniate sull'ottocentesco paradigma proprietario, con il suo portato di esclusività dominicale.
Il nuovo Diritto d'Autore sempre di più dovrà determinare effetti di Premio e di Incentivo, affinchè i Produttori di Contenuti possano svolgere al meglio la propria attività, immettendo nella realtà contenuti originali ed innovativi, per il benessere e il progresso dell'intera collettività.
La questione è di stretta attualità e la situazione è in rapida evoluzione.
Basti pensare che solo lo scorso 21 aprile il Senato ha dato il via libera alla legge di delega europea 2019-2020, come la Camera aveva fatto a sua volta già a fine marzo, preparando così la strada al decreto attuativo che dovrà implementare la Direttiva 2019/790 nell'ambito del nostro ordinamento entro il prossimo 7 giugno.
La Direttiva apporta significative novità in tema di Diritto d'Autore e Diritti Connessi nel mercato unico digitale.
Tra l'altro, viene incentivata la stipula di accordi tra editori di giornali e grandi player, per un corrispettivo legato all'utilizzo dei contenuti pubblicati, per i quali gli stessi Autori dovranno ricevere una parte del compenso, con un meccanismo di adeguamento della giusta remunerazione, inerente tutti i creatori di opere e di lavori pubblicati sulle piattaforme web.
Tali piattaforme, peraltro, dovranno ottenere un'autorizzazione dai titolari dei diritti, ad esempio mediante un accordo di licenza, al fine di comunicare al pubblico o rendere disponibili al pubblico opere o altri materiali.
Nel ragionare sul Diritto d'Autore, invero, emerge sotto numerosi punti di vista il capillare e rapido diffondersi di innovative - a volte addirittura spiazzanti - applicazioni tecnologiche.
E' inutile chiedersi in astratto se questo rappresenti o meno un dato positivo: la tecnologia, per sua natura, ha valenza neutrale e può essere utilizzata per raggiungere i fini più diversi.
Dunque, preliminare a qualsiasi presa di posizione sulle soluzioni tecniche implementabili, anche in ambito autorale, è una riflessione sulle finalità che per il loro tramite si vogliono perseguire.
Il mondo dell'Arte e della Cultura, come tutto il resto della nostra società, è oggi interessato da un fenomeno di acuta polarizzazione: da un lato, pochi soggetti, sempre di meno, mano a mano più forti, famosi, ricchi e potenti; dall'altro lato, una moltitudine di soggetti, sempre più numerosi, mano a mano più deboli, sconosciuti, poveri e irrilevanti.
Così come la classe media in genere, così anche l'artista medio, lo scrittore medio, versa in una situazione di grave difficoltà.
Già nel 2014 una indagine effettuata in Gran Bretagna dalla Queen Mary University, per la Author's Licensing and Collecting Society, ha stimato che solo l'11.5% degli autori professionali riesce a vivere dei propri libri, mentre nel 2005 la percentuale era del 40%.
Negli USA, secondo "The Authors Guild's 2018 Author Income Survey", i redditi degli scrittori professionali, su un campione di 5067 soggetti intervistati, sarebbero scesi ai minimi storici, fino a una media di USD annui nel 2017, in calo del 42% rispetto al 2009.
Non è, si ribadisce, un problema che attiene soltanto alla categoria: gli effetti della polarizzazione in atto, con la crisi della fascia media degli autori, determina un generale peggioramento nella sfera dei contenuti, con ripercussioni negative sull'intera società e nelle vite di ognuno.
Ha detto lo scrittore spagnolo Ignacio Martinez de Pisòn, limitandosi all'ambito della Letteratura: "la prospettiva sembra essere quella di un mondo del libro estremamente polarizzato, con grandi bestseller che spadroneggiano al di sopra di un oceano di testi accessibili all'istante e quasi del tutto gratuiti, un oceano in cui i libri di qualità, di autori noti e riconosciuti, sono indistinguibili dai volumi di poesia messi in rete dal quindicenne con velleità creative".
Si tratta di una deriva patologica, foriera di negatività a largo raggio, che deve essere arginata.
Le innovazioni tecnologiche, in questo senso, rappresentano strumenti preziosi, che possono funzionare a tutela della classe media degli autori, rendendo il più possibile rapida, efficace ed effettiva la gestione dei relativi diritti.
Anche e soprattutto sul versante economico.
Perchè, come recita una celebre citazione, attribuita tradizionalmente a Monsieur Beumarchais, capofila in Francia nel 1850 della società di collecting SACEM: "Si dice che non è nobile per gli autori, battersi per gli interessi materiali quando si è in attesa della gloria, In effetti la gloria è molto invitante ma non ci si può dimenticare che per godere della bellezza di un solo anno solare, la natura ci condanna a 365 pasti!".
Saranno da salutare con favore, dunque, tutte le nuove soluzioni tecnologiche atte a tutelare i diritti degli autori, soprattutto se rientranti nella fascia degli artisti di fascia media.
L'AIE Associazione Italiana Editori di recente ha diffuso dati estremamente interessanti, ancorchè oggetto di scetticismo e contestazioni, in merito alla Digitalizzazione del mercato librario.
Le librerie, che fino a un anno fa rappresentavano oltre il 70% del mercato, oggi non superano il 58%; boom invece per quelle virtuali, che rappresentano una quota di mercato che si attesta sul 45%, dopo che un anno fa - e prima della pandemia Covid - non rappresentava che il 27%.
Bene i piccoli editori, la cui quota di mercato, trainata appunto dall'online, è cresciuta costantemente nel corso degli anni passando dal 39,5% del 2011 al 47,5% del 2019, al 50,9% del 2020, fino a toccare il 54,1% tra gennaio e marzo 2021.
Di particolare rilevanza, tra le innovazione tecnologiche più attuali, gli NFT - Non Fungible Token: token crittografici, unici e indivisibili, collegati inscindibilmente a un oggetto tipicamente digitale come un'opera d'arte, un brano musicale, un oggetto collezionabile.
Le declinazioni applicative possono essere pressoché infinite: parliamo di quadri, video e testi; più in genere, di materiali che è possibile produrre, vendere e acquistare con criptomonete su piattaforme specifiche (SuperRare, Nitty Gateway, Hashmasks).
Un NFT pubblicato dall'artista digitale Beeple, ad esempio, è recentemente stato battuto all'asta da Christie's per la cifra di ben 69 milioni di dollari.
Il gruppo musicale Kings of Leon ha pubblicato un nuovo album sotto forma di NFT, facendo da apripista rispetto ad un canale dalle enormi potenzialità.
Jack Dorsey, Fondatore e CEO di Twitter, ha avuto la brillante idea di mettere all'asta il suo primo tweet, venduto a 2,9 milioni di dollari.
Stargraph, una dinamica start up con una forte carica innovativa, utilizza gli NFT per rendere più appealing e coinvolgenti gli eventi sportivi e culturali, permettendo una inedita vicinanza e straordinarie forme di interazione tra il pubblico e i protagonisti delle manifestazioni.
Interessante anche l'esperienza dello street artist Ozmo, il quale, in collaborazione con Chainblock.it, nell'ambito del progetto Revived, attraverso gli NFT fa rivivere un'opera distrutta a Miami nel 2014.
Quanto mai curiosa, oltre che significativa, la vicenda che ha visto protagonista Angelo Argento, presidente di Cultura Italiae, il quale ha celebrato con un post su Facebook la fine della censura cinematografica, pubblicando anche una celebre immagine di Marlon Brando e Maria Schneider in Ultimo Tango a Parigi; orbene, paradossalmente, i sistemi di autotutela di Facebook sono intervenuti e, in considerazione del carattere scandaloso dell'immagine postata, hanno censurato il messaggio e sospeso temporaneamente il profilo dell'utente.
Angelo Argento non si è perso d'animo e ha pensato bene di tokenizzare il post censurato, trasformandolo in un NFT che verrà collocato sul mercato, per raccogliere risorse destinate a sostenere i progetti no profit di Cultura Italiae.
Le opere in NFT, ha acutamente scritto Vincenzo Trione, "provano a far resistenza al divenire e al fluire del tempo. Sognano di rimanere. Di essere collezionate (forse, anche restaurate). E musealizzate. Il fine ultimo: mettere in crisi il sistema dell'arte e superare ogni mediazione (critico, gallerista, mercante), per riaffermare con forza l'eterna attualità di valori troppo umani come quelli di originalità e di non-replicabilità".
Particolare rilievo, nell'economia del discorso che qui stiamo facendo, riveste poi l'ambizioso progetto che la SIAE sta portando avanti in collaborazione con Algorand, al fine di modernizzare la gestione dei diritti autorali.
SIAE e Algorand hanno di recente annunciato la creazione di oltre 4 milioni di NFT, che rappresenteranno digitalmente i diritti dei circa 95.000 autori associati alla collecting company.
In questo medesimo alveo si pongono gli sforzi di Soundreef e le dichiarazioni di Lucian Beierling, manager dell'azienda, secondo il quale ""la strada, per le collecting, è quella di ragionare sempre di più come delle tech company, con persone che ragionano nello stesso modo e, parlando, risolvono i problemi. Dal punto di vista degli autori e degli editori, credo che - da parte dei DSP - uno spostamento verso modelli di UCPS da quelli tradizionali pro-rata possa essere d'aiuto, soprattutto per le realtà minori".
Il progetto di SIAE e Algorand, la prospettiva di Soundreef, le iniziative di Beeple, Jack Dorsey, Kings of Leon, Ozmo, Stargraph, Angelo Argento e Cultura Italiae; tutte queste vicende, rispetto ad ognuna delle quali sono leciti dubbi e perplessità, sono accomunate - nella loro diversità - da un minimo comun denominatore: l'applicazione delle tecnologie più avanzate all'arte e ai diritti degli autori.
Il Mondo della Cultura nella Tecnologia non deve vedere un pericolo, ma un prezioso alleato, affinchè il Diritto d'Autore possa svolgere in modo sempre più valido il proprio fondamentale ruolo, a tutela degli artisti e per il progresso dell'intera società.