ASSUNTA SÀNZARI PANZA

DUE POESIE

Nessuno tocchi

                            A Miriam Vera

Giù le mani dal cespo dei suoi capelli

accesi da forza che genera forza

dalle sue gote di fragola e rosa,

dagli sgarbi improvvisi

fendenti come spada.

Giù lo sguardo

dalla folgore delle sue pupille

specchio bramoso conquista

fiumi laghi profondo gioco rosso

tempesta e impeto di parole lette

trafugate finte serrate

nella parabola dell'ora.

Nessuno tocchi la sua mano

diamante e rubino

carezzosa scia dell'ombra felina

enfasi ambita scolpita assopita

essenza pasta di zucchero.

Nessuno plachi l'onda del suo respiro

filo scarlatto etereo

ancestrale dibattito inquieto

terebrante scultura d'avorio

forma lucente di donnabambina

libro segreto negato al lettore

carne di figlia strappata alla carne

issata come acqua dal pozzo,

tattile trasparenza onesta.


Weltschmerz

Se l'ora si ferma negli orti di guerra

se urla lo sfacelo del balocco perduto

il sandalo ficcato nell'asfalto crepato

il fiocco strappato nel guazzo

frangia di veste stinta impigliata nel pruno

se l'eco di voce sola

colma la quiete delle stanze

immoto il silenzio

attesa d'un lieve sospiro

se narra conti il soffitto

che preme il petto soffoca

se la resa ai rami dispersi

offre lignee impressioni di stasi

se la colpa può farsi misfatto

masso scagliato sfida sanguigna

orde di pensieri ostinati riottosi

sillabano il tempo in minute frazioni

- quando taceranno quando il momento

della loro migrazione? -

se arduo è ammettere la fine

passare oltre dopo tanto di vita e colori

fino all'ombra, senza voltarsi, lasciata andare

se lo strappo dalla cara mano

genera lutto strozzato in gola

l'universo è dannato a inguaribile epifania

d'un progetto rotante feroce.

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