
AFGHANISTAN
BIDEN HA IGNORATO
IL PROBLEMA DI FONDO:
IL POPOLO AFGHANO
ODIA I TALEBANI
di Sergio Gentili

Le immagini e le testimonianze che arrivano
dall'afghanistan sono inquietanti e angosciose.
Disperati che fuggono, donne che si nascondono,
chi cancella dai propri cellulari i contatti, bambini che vengono consegnati
dai loro genitori ai militari americani, proteste popolari e bandiera nazionale
che non si ammaina.Sono fatti che dicono quanto il popolo afghano,
o una sua grande parte, non vuole i talebani al comando militare, politico e
religioso del proprio paese.Per tutta riposta i nuovi/vecchi padroni
attivano la repressione, sparano, uccidono e le donne debbono nascondersi e
nascondere i propri volti, vedono soffocare i loro già deboli diritti e le loro
grandi speranze.La domanda che Trump e Biden non si sono fatti
Appare evidente che gli USA (da Trump a Biden)
nel prendere le loro decisioni, dopo oltre vent'anni di occupazione, non si
sono posti il primo quesito che un qualsiasi democratico si dovrebbe porre:
cosa vogliono il popolo, le donne e gli uomini afghani?Non porsi questa domanda significa considerare
quel popolo formato da non persone ("scarti" direbbe papa Francesco), che è
possibile barattare in qualsiasi momento e in qualsiasi condizione.L'assenza di quella domanda dice, anche, che
dopo vent'anni di comando militare e politico occidentale non si è affermata la
prima e indispensabile condizione per l'avvio di un qualsiasi processo
democratico che è quella di rafforzare nel popolo la coscienza di sé, della
propria autonomia e indipendenza.E ciò, fa giustizia delle assurde tesi di chi
voleva esportare la democrazia con i carri armati e le armi intelligenti.Tutta la storia di questa vicenda va letta con
la consapevolezza che diverse potenze occidentali, dopo la scomparsa dell'Urss,
hanno concepito la guerra in Afghanistan e quelle nel Medioriente, come
un'occasione per i loro affari economici, cioè per garantirsi materie prime
(petrolio e non solo) a buon mercato, per lucrare sull'enorme affare degli
armamenti e per controllare la produzione dell'oppio. In sostanza la propaganda
sullo scontro di civiltà e di religione aveva, e ha, questa precisa base
materiale.Certamente, ci sono state ammirevoli azioni di
solidarietà e pregevoli missioni umanitarie, che hanno attenuato e occultato le
logiche più ciniche del profitto.Quella fuga precipitosa e irresponsabile
Il modo precipitoso e irresponsabile con cui gli
USA hanno consegnato il potere ai talebani rappresenta plasticamente il
disinteresse verso il popolo afghano.Del resto, nessuno alla Casa Bianca ha sentito
il dovere di sondare, di consultare e di prendere in considerazione l'opinione
del popolo afghano. E analoga condotta c'è stata anche verso la comunità
internazionale. Per di più, non si conosce ancora il merito degli accordi
politici tra gli USA e i talebani.È stupefacente che in questi giorni tutti
vogliono "strappare" impegni umanitari ai talebani e consolidare, o avviare,
con loro canali di trattativa. Bene. Ma se realmente si volevano garantire
diritti umanitari e i diritti delle donne, gli accordi dovevano essere fatti
prima di lasciare nelle loro mani tutto l'arsenale bellico afghano e tutto il
controllo politico.E' un principio etico e non solo politico, oggi,
cercare di imporre ai "nuovi padroni" di non calpestare i diritti umani e
quelli delle donne. Sarà difficile ma occorre provarci.Tuttavia, questo impegno non è sufficiente.
Perché in Afghanistan si stanno avendo manifestazioni, proteste e, anche,
l'organizzazione di gruppi armati. Tutto ciò testimonia che c'è tra una larga
parte del popolo una volontà di non accettare il dominio assoluto dei talebani.Cosa faranno le grandi potenze (USA, Europa,
Russia, Cina) lasceranno alla repressione talebana la normalizzazione? O
legittimeranno e sosterranno l'opposizione afghana che non vuole un dominio
esclusivo dei talebani e rivendica diritti, agibilità politica e un governo
pluralista? Ci saranno l'abbandono e l'oblio politico o una presenza
internazionale per spingere verso una ricomposizione solidale del popolo
afghano? Prevarrà tra le grandi potenze un uso strumentale della vicenda per
rafforzare la loro dannosa competizione internazionale?Sono alcune domande che debbono essere uno dei
centri della discussione politica e a cui va data subito una risposta. Anche le
forze del lavoro, della sinistra europea e mondiale dovrebbero avanzarle
abbinandole ad azioni attive e di solidarietà per la difesa delle donne e dei
diritti umani. Ancora una volta, appare chiaro che c'è bisogno di una spinta
internazionale di massa, assente da troppi decenni, per contrastare egoismi e
neonazionalismi, necessaria per affermare i valori della pace, della
solidarietà, della democrazia, del pluralismo e dell'autodeterminazione dei
popoli."