
CERCARE AULE O CERCARE RISORSE
di Antonio Augenti

Ciò che si è costretti a deplorare del comportamento della classe dirigente politica del nostro Paese -ma l'osservazione vale anche per altri contesti- è l'assoluta incapacità di distinguere tra interventi per situazioni di emergenza e visione strategica della gestione politica: il caso della Scuola e dell'Università fa testo a questo proposito.
Sono ormai trascorsi diversi mesi dal momento in cui ci si è interrogati sul come riavviare l'attività formativa nelle scuole e nelle Università; ora, con affanno, si calcolano tempi, spazi scolastici, numero dei banchi di lavoro per gli studenti, distanziamenti e via dicendo. Occorrono aule e si devono cercare altrove: nei teatri, nelle biblioteche, nelle parrocchie. Ce la faremo noi tutti: genitori, docenti,dirigenti locali, operatori di varia natura? E' un interrogativo che merita risposta,perché milioni di studenti sono in attesa di conoscere se, in questo Paese dove da qualche tempo si discute sul come impiegare miliardi di euro messi a disposizione anche dall'UE, c'è uno straccio di politica che si preoccupi di garantire ai giovani formazione e futuro.
Se ci troviamo ora a decidere sull'onda degli effetti della pandemia Covid, è perché, ritornando all'osservazione iniziale, manchiamo di una visione strategica nel ridisegnare il ruolo e lo spazio che nelle società contemporanee devono avere i sistemi educativi.
Sappiamo di poter contare su una Istituzione storica, d'istruzione e di formazione scolastica e accademica, sulla quale rovesciare la funzione educativa, e non valutiamo la distanza tra ciò che essa attualmente offre e ciò che la contemporaneità esige. Il richiamo che si fa ad investire nella conoscenza è ormai, più che un campanello d'allarme, una spia impietosa di una scommessa perduta da tutti noi.
Abbiamo alle spalle severi bilanci che dimostrano come le politiche educative gestite a livello europeo ( Maastricht, Lisbona ) o internazionale ( Education 2030 ) non siano riuscite a conseguire i risultati auspicati. Come evitare di continuare a sprecare il capitale umano che le nuove generazioni attendono di mettere a servizio dei rispettivi paesi? Una soluzione del tutto nuova sembra attendibile; alcune locuzioni ne fanno cenno: scuola diffusa, istruzione spalmata, scolarizzazione della società e altro ancora. Si tratta di fare un salto di qualità nel disegnare quella che potremmo chiamare la nuova architettura istituzionale dei modelli e delle parti componenti del più generale sistema d'istruzione e di formazione.
Se è vero che bisogna investire nella conoscenza, la domanda da porsi è: di quali contenuti innovativi occorre colmarla; e in che misura a questa esigenza possono concorrere tutte le risorse che una società può mettere a disposizione: istituzioni museali, teatrali, strutture e cooperative culturali, risorse interne alle scuole e alle Università; risorse esterne distribuite nella molteplicità degli spazi che si presentano come elemento decisivo per la crescita degli allievi.
Perché parlarne con riferimento alle politiche educative dell'UE? Intanto, perché a sprecare il capitale umano non siamo bravi soltanto noi; e poi, perché, tra le riforme strutturali richieste dall'Unione per beneficiare dei fondi comunitari, può a diritto rientrare quella in grado di ricollocare diversamente il sistema educativo all'interno delle odierne società orientate ala crescita e allo sviluppo. Non si tratta, ovviamente, di una operazione agevole, ma possibile: torneremo a parlarne.